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Come mantenere piante in appartamento
Queste piante sono spesso (ma non necessariamente) di provenienza tropicale o subtropicale, e vengono coltivate a scopi decorativi e di abbellimento per via dei loro colori sgargianti o per la loro eleganza.
In natura, ovviamente, le piante crescono in condizioni molto differenti rispetto a quelle di un luogo chiuso, perciò alle piante di appartamento si richiede un grosso “sforzo” in termini di adattabilità a spazi ristretti e condizioni ambientali particolari. Bisogna quindi saper scegliere le piante giuste per interno.
La cura delle piante da appartamento regala benefici a livello psicologico, creando un ambiente nel quale è piacevole intrattenersi, ma grazie alla loro azione fotosintetica (e non solo) esse possono anche contribuire a purificare l’aria degli spazi chiusi.
Non è possibile, a causa del gran numero di varietà di piante da appartamento esistenti, descrivere le specifiche esigenze ambientali di ciascuna in termini di terreno di crescita, illuminazione, irrigazione, temperatura, umidità dell’aria, fertilizzazione e tipologia/dimensione del vaso.
Tuttavia è possibile fare riferimento a delle linee guida generali, che poi vanno integrate caso per caso con un approfondimento più mirato.
Terreno per le piante da appartamento
Le piante da appartamento sono in genere invasate con terricci speciali adatti alle loro esigenze, che contengono sostanze organiche (humus) ed inorganiche (sabbia, ciottoli, argille, pomice, micro e macroelementi nutritivi…) atti a supportarne la crescita ed a garantire un ottimale drenaggio ed aerazione. Per le piante che soffrono i ristagni idrici, come ad esempio le piante grasse, il terreno contiene in prevalenza sabbia e perlite che ne favoriscono l’aerazione, mentre le specie che richiedono suoli costantemente umidi vengono fatte crescere in presenza di maggiori quantità di humus e sostanza organica.
Illuminazione ideale
Fattore indispensabile per lo svolgimento della fotosintesi clorofilliana, la luce è un elemento basilare poiché determina la capacità della pianta di svolgere le proprie funzioni vitali e di produrre l’energia necessaria alla crescita ed al mantenimento.
La luce deve essere valutata secondo due parametri: quantitativo (la durata dell’illuminazione) e qualitativo (la sua intensità). Per la l’intensità, che è misurata in lux, è difficile effettuare una valutazione senza uno strumento appropriato; come regola di massima si può dire che la luce naturale all’esterno varia da 32mila a 100mila lux, diminuendo progressivamente spostandosi verso gli interni con illuminazione artificiale. In genere nelle case e negli uffici l’intensità di illuminazione non va oltre i 400-1000 lux, mentre in caso di luce indiretta si parla di un centinaio di lux (o anche meno).
Molto più semplice è, invece, la valutazione delle ore di luce a disposizione della pianta: in genere si considera un periodo che va dalle 8 alle 14-16 ore come sufficiente per la maggior parte delle piante da appartamento. Alcune piante sono sensibili alla variazione delle ore di illuminazione, fenomeno insito nell’avvicendarsi delle stagioni e noto come fotoperiodismo.
Alcune piante hanno bisogno di molta luce per crescere e fiorire (es. Ficus Benjamin ed Anthurium), quindi non devono essere tenute in zone buie della casa per ragioni estetiche (“stanno meglio in quell’angolo”), ma collocate secondo le esigenze proprie della specie. Al contrario, piante come Fatsia japonica, Asplenium ed Aspidistra possono crescere bene anche in ambienti poco luminosi.
La principale fonte di illuminazione per le piante sono le finestre: quelle esposte a sud garantiscono una maggior quantità e qualità di luce, che progressivamente diminuisce per le finestre che guardano ad ovest, est e nord.
È possibile ricorrere anche a fonti di luce artificiali, come ad esempio lampade fluorescenti che possono fornire sia luce “fredda” (6000k) che luce “calda” (3000k). Le prime sono utili per stimolare la fioritura, mentre le seconde favoriscono la crescita fogliare. Queste speciali lampade possono anche essere utilizzate contemporaneamente, ricreando uno spettro luminoso simile (ma di intensità minore) a quello della luce solare.
Soprattutto d’estate e quando la luce solare è più intensa, è bene spostare le piante dalle finestre esposte al sole per evitare che il vetro causi un “effetto lente” in grado di causare ustioni fogliari.
Temperatura adatta per le piante
La maggior parte delle piante da appartamento provengono da zone calde del pianeta, perciò si adattano bene alle temperature di case ed uffici che in genere oscillano fra i 20 ed i 25°C. Per alcune specie tuttavia è necessario un range di temperature più caldo o più freddo di questa media, pertanto può essere necessario predisporre un adeguato sistema di riscaldamento o raffreddamento. Alcune piante da appartamento possono essere mantenute all’interno per tutto l’anno, mentre per altre può essere consigliato anche un periodo di permanenza all’esterno.
Durante i mesi invernali è bene proteggere le piante dal freddo che si insinua nelle zone in prossimità delle finestre: i vasi perciò dovrebbero essere spostati verso zone più interne dell’abitazione, avvolgendoli in uno strato di tessuto o vecchi giornali per proteggere le radici dal freddo.
Umidità dell’aria ideale
Si tratta di un parametro di difficile controllo, e negli ambienti interni l’umidità relativa dell’aria può anche essere molto variabile (dal 20 all’80%). La maggior parte delle specie cresce bene con umidità del 60-80%, ed in caso di valori inferiori le piante da appartamento possono essere mantenute in buone condizioni garantendo loro un terreno sempre umido.
Nel caso si volesse agire sull’umidità contenuta nell’aria la soluzione più “tecnologica” è quella di dotarsi di un umidificatore/deumidificatore che permetta di regolare questo parametro. In alternativa, se si ritiene che il proprio ambiente interno sia caratterizzato da un’aria troppo secca, un metodo semplice (ed economico) è quello di inumidire uno strato di ciottoli che, evaporando, rilascia umidità nell’aria; in alternativa, si può optare per l’utilizzo di spruzzatori nebulizzando l’acqua sulle foglie un paio di volte alla settimana.
La nebulizzazione non deve mai essere effettuata sulle piante caratterizzate da peluria come, ad esempio, Saintpaulia, Platicerio, Begonia o Peperomia, che si annerirebbero in modo irreversibile.
Riunire tutte le piante in un unico punto, al riparo da fonti di calore e correnti d’aria, può contribuire a creare un microclima umido favorevole alla loro crescita. Al contrario, assolutamente da evitare è il posizionamento delle piante in prossimità di caminetti, termosifoni e stufe, che condizioni di aria eccessivamente secca.
Irrigazione delle piante da appartamento
Un aspetto particolarmente delicato delle piante da appartamento riguarda la fatidica domanda: quanto innaffiarle? E, inoltre, con quale cadenza? Ogni singola specie ha esigenze particolari, quindi non è possibile dare una risposta generale.
Ciò che si può senza dubbio indicare come “buona regola” è, invece, osservare l’umidità del terreno presente nel vaso. È bene tenere presente che sia troppa acqua che troppo poca sono dannose, perciò bisogna evitare le innaffiature a cadenza regolare, per intenderci basate solo sul calendario. Fra un’innaffiatura e l’altra il terreno infatti riduce progressivamente il suo contenuto in acqua, e il fattore chiave è sapere quanto la pianta deve rimanere in queste condizioni di umidità “intermedia”.
Le cactacee e le piante grasse, ad esempio, devono essere innaffiate generalmente solo quando il suolo si presenta secco, mentre altre specie di piante devono essere mantenute ad un livello costante di umidità. In genere, vale la regola che è meglio poca acqua che troppa.
Se il terreno non riesce a trattenere sufficiente acqua è bene posizionare un sottovaso; altrimenti, per evitare ristagni idrici, si può disporre una copertura di ciottoli al di sotto del vaso stesso. Il rinvaso con un terriccio appropriato può risolvere entrambi i tipi di problema.
L’acqua da utilizzare per innaffiare le piante può essere piovana o del rubinetto, a temperatura ambiente e mai troppo fredda per evitare shock termici alle piante. Per questa operazione sono preferibili le ore del mattino.
Concimare le piante da appartamento
I terreni di coltura sono formulati per fornire alla pianta tutti i macro e micronutrienti necessari per la crescita; tuttavia, dopo un certo tempo, è inevitabile assistere ad una riduzione della fertilità del suolo. I sintomi sono rappresentati da alterazioni più o meno evidenti dell’aspetto complessivo della pianta: poche foglie sui rami, fusti cascanti, opacità delle parti vegetative, mancata formazione o caduta precoce di fiori e di frutti, macchie, ingiallimenti e decolorazioni fogliari…
Ecco che diventa a un certo punto necessaria la fertilizzazione delle piante mediante appositi formulati chimici disponibili in commercio: questi possono essere sia liquidi che solidi (in forma di bastoncini, granulari o in tavolette).
Quale fertilizzante scegliere? Sulle confezioni sono spesso riportate diciture numeriche del tipo “XX-XX-XX” (NPK). Ciascuna delle cifre indica le percentuali di azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) contenute nel prodotto, sono gli elementi dei quali le piante necessitano in maggior quantità.
Si possono quindi avere ad esempio fertilizzanti 40-30-20 (in genere quando le cifre sono così alte, si tratta di prodotti chimici di sintesi), oppure 2-6-4 (utili per la fioritura delle piante), 4-2-2 (favoriscono la crescita di foglie e fusti) e via dicendo. Un fertilizzante completo, oltre ad azoto, fosforo e potassio, contiene anche oligoelementi quali calcio, ferro, magnesio, zinco, rame, solo per citare i più importanti.
È importante ricordare che se la fertilizzazione è indispensabile quando il terreno risulta essere depauperato, essa può rivelarsi estremamente dannosa quando non necessaria. Gli eccessi di elementi nutritivi possono infatti causare effetti negativi ed intossicazioni alle piante.
Scelta del vaso: tipo e dimensioni
Un aspetto da non trascurare è la “casa” delle nostre piante, ovvero il vaso nel quale crescono. Innanzitutto le dimensioni del vaso devono essere commisurate a quelle della pianta: un vaso troppo piccolo ne limiterà la crescita, mentre uno troppo largo potrebbe causare problemi di ristagno idrico e conseguente marciume radicale. Oltre alle dimensioni, è importante valutare le caratteristiche del materiale che costituisce il vaso; in linea generale, i vasi si possono dividere in porosi e non porosi.
I primi sono fatti in genere di terracotta, e consentono una buona aerazione perché permettono il passaggio dell’aria e l’evaporazione dell’acqua dalle proprie pareti. Un consiglio: le orchidee non vanno mai coltivate in vasi porosi poiché l’elevata evaporazione dell’acqua può causare l’accumulo di sali calcarei dannosi alla loro crescita.
I vasi non porosi invece sono in materiale plastico o vetroso, e tendono a mantenere al loro interno una maggiore umidità con conseguente riduzione dell’aerazione del suolo: prestare attenzione, dunque, a non innaffiare troppo. I vasi dovrebbero sempre essere dotati di fori per il drenaggio di acqua, situati alla base; se assenti, è bene praticarne cinque o sei.
In generale una pianta può essere tenuta nello stesso vaso per un paio di anni, o anche di più a seconda dei casi, ma arriva per tutte il momento in cui se ne rende necessario il rinvaso. Quando si intende procedere con questa operazione, è bene scegliere il vaso più adatto alle esigenze della pianta e seguire le indicazioni del caso.
Difesa da parassiti e malattie
È necessario intervenire immediatamente qualora sulla pianta comparissero parassiti di qualsiasi genere come ragnetti, afidi o cocciniglie. Presso i garden center ed i negozi specializzati è possibile acquistare antiparassitari a base di piretro (innocui sia per le persone che per gli animali domestici) sotto forma di bombolette spray, che in genere sono efficaci nei confronti di un’ampia varietà di parassiti (polivalenti).
In caso di muffe, come l’Oidio (Mal Bianco) o la Muffa Grigia, si devono rimuovere – se possibile – le parti vegetative maggiormente colpite, ed utilizzare poi un fungicida specifico.
Lavori da fare a primavera
Dopo un inverno trascorso in casa, l’arrivo della primavera è un momento delicato per la vita delle piante da appartamento. Per garantirne la salute e il rigoglio è bene effettuare alcune semplici operazioni:
- Lavare le parti aeree della pianta con un panno umido o una spugnetta morbida imbevuta d’acqua, per rimuovere la patina superficiale di polvere e sporcizia e consentire alle foglie di respirare;
- Potare i rami secchi ed eliminare le foglie ingiallite o rinsecchite;
- Zappettare con cura il terriccio per favorire l’ossigenazione anche negli strati più profondi;
- Concimare con un prodotto specifico, preferibilmente a base organica ed a lento rilascio.
Le piante, al pari degli esseri umani, possono soffrire di shock termici quando improvvisamente si trovano a passare da un ambiente interno, controllato e stabile, all’esterno, con le sue variazioni di temperatura, luce ed umidità. Per questo il posizionamento delle piante sul balcone o sul terrazzo deve avvenire con gradualità, prestando attenzione alle brusche variazioni di temperatura e, almeno per i primi periodi, ricollocando le piante all’interno durante le ore notturne.
Le piante da appartamento non devono essere mai esposte alla luce diretta del sole, ma all’ombra di un pergolato o di una tettoia; devono anche essere, se possibile, tenute al riparo dalla pioggia battente e dal forte vento.
Le piante da appartamento più diffuse
Per concludere, ecco alcune delle specie vegetali più comuni che vengono commercializzate come piante da appartamento.
Piante tropicali e subtropicali
- Amaryllis (Amaryllis paradisicola, A. belladonna)
- Spatifillo – calla (Spathiphyllum wallisii)
- Fittonia (Fittonia argyroneura, F. verscha?elti)
- Die?enbachia (Die?enbachia amoena, D. oerstedii, D. picta)
- Ficus (Ficus benjamina, Ficus elastica)
- Dracena (Dracaena fragrans – tronchetto della felicità, Dracaena marginata)
- Filodendro (Philodendron scandens, P. erubescens, P. pertusum)
- Guzmania (Guzmania lingulata, G. monostachya, G. berteorana)
- Pothos (Pothos aureus)
- Kentia (Howea balmoreana, H. forsteriana)
- Maranta (Maranta arundinacea, M. leuconera, M. makoyana)
Piante succulente
- Aloe vera (Aloe vera)
- Cactacee (Epiphyllum, Mammillaria, Opuntia, Zygocactus spp.)
- Albero di Giada (Crassula ovata)
Piante di climi temperati
- Edera (Hedera helix)
- Sassifraga (Saxifraga stolonifera)
Piante bulbose
- Croco (Crocus spp.)
- Giacinto (Hyacinthus spp.)
- Narciso (Narcissus spp.)
Le piante più semplici da coltivare in casa
Temete che il vostro pollice non sia abbastanza verde per tenere in casa delle piante da appartamento, oppure non avete tempo per prendervi cura di loro? Niente problema, la natura ci ha fornito delle piante resistentissime che si adattano anche alle condizioni più difficili degli ambienti chiusi. Si tratta per esempio di Tradescanzia (la cosiddetta “erba miseria”, che è tutto dire), Clorofito e Sansevieria, per non parlare della Aspidistra, conosciuta colloquialmente come “pianta di ferro”: davvero specie a prova di bomba!