Piante carnivore

Le piante carnivore sono senza dubbio ricche di fascino: rappresentano i “predatori” del mondo vegetale, e la loro coltivazione è diffusa sia fra gli appassionati che fra i meno dotati di pollice verde. La coltivazione e la cura di una pianta carnivora sono senza dubbio compiti delicati, ma che possono anche regalare grandi soddisfazioni a chi vi si cimenta. Questa guida dedicata alle piante carnivore spiega in modo chiaro e semplice quali sono le caratteristiche di questi sorprendenti organismi, le loro esigenze colturali ed ambientali, ed i consigli per farle crescere rigogliose e in ottima salute.

Naturalmente quando parliamo di queste curiose specie vetegali non dobbiamo far correre la nostra fantasia ai film di Tarzan o di fantascienza, dove vegetali colossali e mostruosi divoravano esseri umani. Quelli sono solo il frutto della fantasia di registi e sceneggiatori. Nella realtà definire carnivora una pianta significa solo indicare il fatto che essa non ricava solo dal terreno i suoi nutrienti, ma sfrutta la digestione di piccoli insetti. State quindi tranquilli per la sorte del vostro gatto: non finirà di certo tra le fauci della pianta.

Le piante carnivore

Le piante carnivore sono particolari tipologie di vegetali che ricavano (in parte o interamente) i nutrienti necessari alla loro crescita da esseri viventi come insetti, altri tipi di artropodi o protozoi. Queste piante sono infatti in grado di intrappolare e digerire diversi piccoli invertebrati e si sono evolute soprattutto in aree dove il suolo manifesta una certa povertà in termini di elementi nutritivi.

Zone come paludi e torbiere dal suolo estremamente acido, ripe rocciose con scarso substrato, deserti e altipiani aridi sono infatti tendenzialmente povere di nutrienti (azoto, ma anche fosforo ed altri oligoelementi) e alcune piante, ingegnosamente, si sono evolute in modo da sopperire a questa mancanza sfruttando i preziosi elementi nutritivi contenuti nel corpo di piccoli organismi.

Le piante carnivore

Attualmente la botanica identifica circa 630 diverse specie di piante carnivore, suddivise in cinque ordini e una ventina di generi. Oltre ad esse, ne sono state classificate circa trecento definite protocarnivore: queste sono piante che analogamente alle loro “cugine” vere carnivore intrappolano insetti o altri animali, ma non sono in grado di digerirle né di sfruttarne gli elementi nutritivi (come ad esempio Catopsis berteroriana e Roridula).

Probabilmente quasi tutti associamo questi vegetali esclusivamente alla famosa “Venus acchiappamosche”, ma il mondo delle piante carnivore è molto più complesso e vario. Alcune specie sono piccolissime, altre lunghe diversi metri; alcune presentano forme decisamente bizzarre, altre sono coloratissime: si tratta insomma di un gruppo di piante da scoprire, e che non a caso viene coltivato anche per via della loro indubbia bellezza.

Meccanismi di cattura delle piante carnivore

Le piante carnivore hanno sviluppato, nel corso dell’evoluzione, dei metodi veramente ingegnosi per catturare insetti ed altri piccoli organismi; solitamente si identificano cinque meccanismi di azione.

Esistono piante che presentano foglie disposte in una conformazione a coppa o a sigaro, al cui interno si trova un liquido contenente diversi enzimi digestivi e batteri decompositori. Gli insetti caduti all’interno di queste trappole a pozzetto (o ad ascidio) non sono più in grado di fuoriuscirne, e vengono digeriti dal liquido. Altre specie possiedono un meccanismo a scatto: un insetto che si appoggia sulla superficie della foglia innesca una trappola mortale che lo imprigiona, come una vera e propria tagliola.

Esistono anche piante che producono all’interno di particolari strutture, simili a vesciche e dette utriculi, un vuoto di pressione: questa trappola ad utricolo (o ad aspirazione) viene fatta scattare dal contatto di un piccolo invertebrato, che viene risucchiato all’interno. Alcune foglie di piante carnivore sono invece ricoperte di una particolare sostanza mucillaginosa estremamente appiccicosa: questa trappola a vischio (o a colla) non lascia scampo a qualunque cosa vi si appoggi.

Esistono, infine, piante che sfruttano un meccanismo a nassa, ovvero una complessa struttura dotata di peli che, muovendosi, spingono l’invertebrato intrappolato sempre più profondamente all’interno delle strutture vegetative, dove poi verrà digerito.

Coltivare le piante carnivore

Le piante carnivore rappresentano senza dubbio un gruppo di vegetali affascinanti, che in molti scelgono per abbellire la propria casa.

Alcune di queste sono infatti dotate di colori vividi e sgargianti, perciò possono essere davvero belle da vedersi; non è da escludere poi che hanno anche la loro efficacia nei confronti di mosche ed altri fastidiosi insetti volanti che popolano le nostre case!

Possiamo quindi inserire le piante carnivore all’interno della scelta delle piante da interno per arredare la nostra casa.

Ogni specie di pianta carnivora presenta peculiari richieste in termini di substrato di crescita, illuminazione, irrigazione, e tutta una serie di altri parametri. Ciononostante è possibile identificare alcuni punti comuni.

Irrigazione

Molte piante carnivore hanno bisogno di essere irrigate con acqua piovana, esattamente come avviene in natura. Questo è dovuto al fatto che la maggior parte delle piante carnivore si è evoluta su suoli tendenzialmente acidi e poveri di elementi nutritivi, pertanto non sono in grado di tollerare acque ricche di sali minerali (come ad esempio quelli di calcio e magnesio).

Se l’acqua piovana non fosse disponibile, l’acqua distillata o deionizzata per osmosi inversa è ugualmente idonea allo scopo; un metodo a costo zero (e molto ingegnoso) per procurarsi l’acqua per irrigare le piante carnivore è ricorrere alla condensa di freezer, frigoriferi e dei comuni deumidificatori per l’aria.

Le specie originarie di zone paludose, inoltre, non sopportano il disseccamento e richiedono sempre una certa umidità del suolo; alcune piante come il Drosophyllum, al contrario, necessitano di un suolo piuttosto secco, mentre per altre specie ancora è indispensabile un periodo estivo o invernale di totale siccità durante il quale entrano in dormienza. Al fine di garantire un suolo costantemente umido è possibile collocare, nel sottovaso, uno strato di piccoli ciottoli e di acqua.

Terreno

Le piante carnivore non tollerano suoli eccessivamente fertili e con pH elevato, preferendo i substrati acidi e con pochi elementi nutritivi. Un buon terreno di crescita per molte specie è rappresentato da una miscela 3:1 di torba bionda acida di sfagno (o fibra coir, un derivato del cocco) e sabbia orticola, anche se per alcune specie può essere utilizzato lo sfagno in purezza o addirittura un substrato per orchidee. Il pH ideale del terreno di coltura dovrebbe essere compreso fra 3 e 4.5.

Per alcune specie può essere necessario integrare il terreno con aggiunte di corteccia, aghi di conifere, mica, ghiaietto di quarzo o argilla (perlite, vermiculite). È importante che il terreno non contenga azoto che, mentre nelle altre piante stimola la crescita, nei confronti di quelle carnivore si comporta come una vera e propria sostanza tossica.

Illuminazione

La maggior parte delle specie carnivore richiede condizioni di piena luce, esattamente come avviene in natura, ad eccezione però di piante come Pinguicula e Nepenthes, che vanno mantenute al riparo dalla luce diretta. I raggi solari, oltre ad essere il “carburante” della fotosintesi, stimolano la produzione di pigmenti colorati (come ad esempio gli antociani, che conferiscono il tipico colore rosso/violaceo) e conferiscono alla pianta un aspetto decisamente migliore dal punto di vista estetico.

Temperature

Quello delle temperature è un discorso complesso, poiché alcune piante come le Nepenthes sono originarie di zone tropicali, mentre altre come Sarracenia, Dionea, Pinguicula e Drosera provengono da zone temperate.

Il range di temperature perciò deve essere specifico per ciascuna pianta: alcune hanno bisogno di almeno 20-30°C per svilupparsi bene, mentre altre non sono minimamente disturbate anche da forti gelate. Le piante originarie di climi temperati devono essere tenute all’esterno tutto l’anno: in questo modo possono entrare in dormienza durante il periodo invernale, e riprendere a vegetare abbondantemente in primavera. Al contrario, le piante che vengono tenute in casa tutto l’anno presenteranno una crescita stentata.

La coltivazione di Nepenthes, specie tropicale, è invece più complessa: le temperature devono essere mantenute elevate tutto l’anno, con una illuminazione artificiale che garantisca almeno 12 ore di luce giornaliera anche nel periodo invernale.

Alimentazione delle piante carnivore

Le piante carnivore sono estremamente delicate, ed è tassativamente vietato cadere nella tentazione di nutrirle “artificialmente” con pezzetti di carne o altri cibi. I loro enzimi sono infatti perfettamente calibrati per digerire piccoli invertebrati e null’altro, perciò le sostanze organiche estranee introdotte (soprattutto se contenenti grassi) non vengono assimilate, ma semplicemente marciscono.

Un’altra comune tentazione è quella di far scattare, per gioco, le “mascelle” di piante come la Venus acchiappamosche (Dionaea muscipula): la pianta subisce in questo modo un grosso danno, che se continuativo può anche causare la morte della pianta.

Da meraviglie della natura quali sono, le piante carnivore si sanno arrangiare benissimo con gli insetti normalmente presenti nell’ambiente e non necessitano, soprattutto nella bella stagione e se vengono tenute all’aria aperta, di essere nutrite dall’uomo.

Piccoli insetti (mosche, mosconi…) possono comunque essere forniti alle piante nel caso questi non siano normalmente presenti nell’ambiente. Una pianta carnivora che non cattura alcun insetto quasi certamente non morirà, anche se probabilmente manifesterà sintomi di stress e una minor crescita.

Patogeni e malattie delle piante carnivore

Le piante carnivore possono essere facilmente attaccate dalla muffa grigia (Botrytis cinerea), malattia piuttosto comune nei vegetali. Questa muffa si sviluppa bene in presenza di forte umidità e temperature elevate, perciò è bene evitare queste in condizioni non si avverino. In caso di comparsa di infezioni fungine è necessario ricorrere ad un prodotto fungicida; a scopi preventivi si consiglia di collocare la pianta in un luogo sufficientemente ventilato, rimuovendo con prontezza le parti vegetative morte.

Può apparire buffo, ma da mangia-insetti quali sono, le piante carnivore sono suscettibili all’attacco di parassiti come afidi e cocciniglie. Quando l’estensione fogliare interessata da questi parassiti è ridotta essi possono essere rimossi a mano, strofinando le foglie con alcool isopropilico che è un buon insetticida a livello topico. In alternativa, ma se ne consiglia l’uso ai soli esperti, è possibile ricorrere anche ad insetticidi sistemici come Malathion e Acefato.

Scelta del vaso

Scegliere il vaso più adatto per una pianta carnivora non si riduce esclusivamente ad una questione estetica, ma si basa su aspetti ben più razionali. I vasi in terracotta, ad esempio, sono belli da vedersi ma sono fatti di un materiale microporoso, che consente all’acqua di evaporare all’esterno.

Perciò il terreno si asciuga più velocemente, mentre abbiamo visto che la maggior parte delle piante carnivore predilige suoli ben umidi. Per contro, la terracotta è utile proprio perché la traspirazione dalle pareti del vaso consente il raffreddamento della terra, fattore importante per alcune specie che non sopportano elevate temperature a livello dell’apparato radicale (es. Darlingtonia californica).

Un vaso in materiale plastico è senza dubbio meno pregiato di uno in terracotta, ma senza dubbio trattiene meglio l’umidità, è resistente agli urti ed è più semplice da mantenere pulito. Per questo si consiglia di utilizzare, soprattutto se non si ha una grande esperienza nel giardinaggio, dei semplicissimi vasi di plastica.

Piante carnivore più diffuse e coltivate

I principali generi di piante carnivore sono rappresentati da:

  • Drosera
  • Pinguicula
  • Sarracenia
  • Utricularia
  • Haliamphora
  • Nepenthes
  • Aldrovanda
  • Brocchinia
  • Byblis
  • Catopsis
  • Ibicella
  • Cephalotus
  • Darlingtonia
  • Dionaea
  • Roridula
  • Drosophyllum
  • Proboscidea
  • Tryphyophyllum
  • Genlisea

Le specie di piante carnivore spontanee nel territorio italiano appartengono ai generi Pinguicula, Drosera, Aldrovanda e Utricularia.

Libri

Titolo: Il grande libro delle piante carnivore. Scelta, ambientazione e cure
Collana: Piante e giardinaggio
Autore: Gérard Blondeau
Editore: De Vecchi
Anno: 2006
Lunghezza: 151 pagine

Titolo: Piante carnivore: note e curiosità
Autore: Fabiana Cicolella
Editore: Segreteria organizzativa A.C.E.U.
Anno: 1994
Lunghezza: 43 pagine

Titolo: Le piante non sono angeli. Astuzie, sesso e inganni del mondo vegetale
Volume 409 di “I saggi”
Autore: Giorgio Celli
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Anno: 2010
Lunghezza: 229 pagine

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