Il guyot è una tecnica molto utile per produrre uva da vino, prima di addentrarci nei dettagli di questa forma di allevamento conviene leggere una guida generale su come potare la vite.
Contenuti della guida:
Coltivare la vite a guyot
Questa forma di allevamento, detta “coltivare la vite a guyot”, prende il suo nome dal francese Jules Guyot che la mise a punto intorno alla seconda metà del XIX secolo. Nonostante la sua concettualizzazione sia avvenuta in tempi relativamente recenti, si ritiene che un guyot ante litteram fosse già in uso presso gli antichi Romani al punto che questo sistema viene comunemente detto anche “alla latina”.
Il guyot è il sistema di allevamento ideale per i terreni più poveri e aridi, poiché permette alla vite di sfruttare al meglio le limitate risorse a disposizione. Per questo motivo, nel guyot la pianta si presenta di ridotte dimensioni, ed è caratterizzata da un fusto di altezza compresa tra 40 e 100 centimetri. Man mano le condizioni pedologiche e climatiche si fanno più favorevoli, può essere proporzionalmente incrementata l’altezza delle viti.
Sul ceppo principale della vite è inserito un ramo corto di due anni di età che porta, a sua volta, uno speroncino (sul quale sono inserite 1-3 gemme) e un capo a frutto di media lunghezza (6-12 gemme). Quest’ultimo tralcio della vite viene legato orizzontalmente a un filo, ed è proprio qui che avverrà la produzione.
Il guyot può essere impiegato con successo sia per la coltivazione delle uve da vino che per quelle da tavola, poiché in entrambi i casi nonostante la produzione non particolarmente abbondante il sistema conferisce una maggior qualità alle uve. Inoltre questo metodo di allevamento comporta una maggiore semplicità nelle operazioni di potatura.
Coltivare la vite a guyot: l’impianto dei filari
Per il sostegno delle viti allevate a guyot si impiegano pali robusti alti circa 180-200 cm, distanziati l’uno dall’altro di 8-10 metri e allineati lungo filari distanti tipicamente tra 1.5 e 2.5 metri. Questa distanza è influenzata dall’altezza delle viti, che non devono ombreggiarsi a vicenda.
Tre sono i fili che uniscono i tutori per coltivare la vite a guyot: mentre al più basso viene legato il capo a frutto della vite, i due posizionati più in alto (rispettivamente distanziati dal primo di circa 50 e 100 cm) servono per legarvi la vegetazione sviluppatasi nell’anno. Nel guyot le viti vengono generalmente piantate “gobba a gobba”, ovvero con due ceppi vicini i cui tralci produttivi crescono nelle direzioni opposte.
Potatura per coltivare la vite a guyot
Questo sistema di allevamento, a differenza di altri, è caratterizzato da tutte e tre le diverse tipologie di taglio previste dalla potatura di produzione. In pratica, prima della ripresa vegetativa si devono eseguire sulla vite queste operazioni di potatura:
- Taglio del passato: consiste nell’eliminazione totale del tralcio (capo a frutto) che ha prodotto sulla vite l’anno precedente.
- Taglio del presente: si spunta alla lunghezza di 6-12 gemme uno dei tralci cresciuti a partire dallo speroncino, che diventerà nel corso di quell’anno il nuovo capo a frutto.
- Taglio del futuro: dalla vite va accorciato alla lunghezza di 1-3 gemme il secondo tralcio sviluppatosi dallo speroncino, in modo tale da rinnovarlo per l’anno successivo.
Le varianti del guyot
Il sistema per coltivare la vite a guyot ‘classico’ descritto si qui è affiancato da una serie di varianti nate per soddisfare le esigenze specifiche di viticoltura in diversi territori. Tra le più note troviamo, in particolare:
- Guyot doppio: detto anche guyot bilaterale, come dice il nome presenta due capi a frutto e due speroni, che si dipartono dal ceppo lungo il filare in direzioni opposte. Questa variante viene adottata in terreni con una buona fertilità, nei quali la pianta possa trovare sufficienti nutrienti e risorse idriche per svilupparsi.
- Guyot multiplo: originario della Toscana, questo sistema di allevamento della vite prevede la presenza di un ceppo che porta lungo la sua altezza più di una branchetta, ognuna delle quali è dotata di sperone e di capo a frutto. Anche in questo caso il sistema può essere utilizzato solo se il terreno è abbastanza fertile.
- Guyot ‘casalese’: viene utilizzato in Piemonte, e in particolar modo nella zona del Monferrato. È simile al guyot nella sua accezione più classica, con la sola differenza che il tralcio produttivo è orientato perpendicolarmente al filare.