Annaffiare: come fare

L’acqua, sia sotto forma liquida, o di vapore, è un elemento assolutamente indispensabile per la coltivazione delle piante. Essa entra direttamente nella composizione dei loro tessuti ed è il veicolo delle sostanze nutritive per la vita e per lo sviluppo dei vegetali. Senz’acqua non è possibile alcuna cultura, e la terra, sia pure buonissima o si trovi in un buon clima, rimane senza valore, se è assolutamente priva di quell’elemento. Per conseguenza è di capitale importanza il pensare all’innaffiatura delle piante perché non sempre né per tutte le colture basta l’acqua che cade dal cielo.

Come anaffiare le piante

Tutti i coltivatori lo sanno e i giardinieri si danno con cura di annaffiare le loro piante, ma pochi sono quelli che lo fanno con criterio e conoscono le regole fondamentali per una buona procedura.

Queste regole sono tre: scelta dell’acqua, tempo e ore per annaffiare e quantità d’acqua da somministrare alle piante. In generale non si pensa che la trascuranza di queste regole è causa principale delle malattie e anche della morte di molte piante.

L’acqua migliore, e che si dovrebbe preferire a tutte per annaffiare, è quella piovana; vengono poi per ordine di merito le acque di:

  • sorgente
  • fiume
  • pozzo

Si trovano nell’acqua le sostanze più svariate; alcune sono in soluzione, senza alterarne la trasparenza, altre sono in sospensione. Le acque salate, quelle salmastre, le sulfuree, le ferruginose, ecc. non sono buone per le annaffiature delle piante, anzi il più delle volte sono addirittura dannose.

Annaffiare

Acqua piovana

L’acqua piovana, senza essere assolutamente priva di ogni sostanza minerale, è quella che si avvicina maggiormente alla purezza; è moltissimo areata e l’aria che contiene è più ricca di ossigeno dell’aria stessa atmosferica. Contiene inoltre dell’ammoniaca e in dose maggiore quando cade in modo burrascoso; l’ossigeno di cui è carica è uno stimolante energico della vegetazione.

Si osserva, infatti, come spesso le piante languiscono e anche muoiono se sono annaffiate con acqua poco ossigenata o con soluzioni troppo concentrate di concimi.

Acqua di sorgente

L’acqua di sorgente non è che acqua piovana che si è infiltrata nel terreno e vi è rimasta per qualche tempo. Nell’attraversare il suolo perde quasi del tutto l’ammoniaca che contiene e si carica invece di sostanze minerali meno propizie alla vegetazione.

Ciò nonostante è sempre acqua buona per annaffiare e lo è di più se prima di servirsene è stata esposta un poco di tempo all’azione dell’aria in modo che divenga più areata, meno fredda e depositi in parte le sostanze minerali.

Acqua di fiume

Così pure le acque dei fiumi, originate o dalle piogge o dalle sorgenti, sono acque adoperabili e sono migliori quando sono adoperate in luoghi lontani dalla loro origine.

Acqua di pozzo

Peggiore delle acque suddette è l’acqua dei pozzi, particolarmente di quei pozzi scavati in terreni molto calcarei. In ogni modo quest’acqua è poco ossigenata ed è fredda, per cui occorre tenerla esposta all’aria per maggior tempo di quella delle sorgenti e dei fiumi.

Da questo si deve concludere che le vasche dei giardini, oltre ad essere un ornamento e una comodità per avere a disposizione subito una quantità d’acqua, sono anche utili e necessarie quando si ha bisogno di purificare ed areare delle acque impure e poco ossigenate. Sono per questo scopo utilissime le cascate d’acqua, ove possono essere fatte, perché cosi l’acqua sbattuta si ossigena più facilmente.

Orario giusto per annaffiare

Molti coltivatori ritengono che qualunque ora del giorno sia buona per annaffiare. Non reca meraviglia perciò se vediamo anche molte signore, senza aver fatto studi speciali, annaffiare le loro piante generalmente nelle ore in cui torna loro più comodo.

Al contrario l’ora per annaffiare ha seria influenza sull’esito di molte colture e, quindi, si danno delle regole generali cui è bene attenersi. Nei climi caldi durante tutto l’anno e in quelli temperati durante l’estate si annaffierà nelle ore della sera poiché l’annaffiatura della mattina è seguita, per il progressivo aumento di temperatura, da una rapida e forte evaporazione che toglie dal terreno l’acqua somministrata a danno delle piante.

Annaffiare verso sera per l’abbassamento naturale della temperatura e per la diminuzione di luce, diminuisce sensibilmente la evaporazione e la traspirazione delle piante, per cui l’acqua resta di più nel terreno a beneficio delle piante stesse. Nei grandi giardini, ove per la grande quantità di vasi è spesso impossibile annaffiarli tutti la sera, si lasceranno per l’annaffiatura mattutina le piante più  rustiche o quelle tenute all’esposizione a nord o ad ovest, meno soggette ad una forte e sollecita evaporazione.

Si farà invece l’annaffiatura nelle ore della mattina per tutto l’anno nei climi freddi e in quelli temperati durante l’inverno, il principio di primavera e la fine dell’autunno. In questi casi il caldo del giorno non è sufficiente a produrre una forte evaporazione, mentre l’abbassamento di temperatura cagionato dall’acqua delle annaffiature serali si unirebbe a quello dell’atmosfera e provocherebbe un raffreddamento troppo forte e repentino.

Ciò vale anche per le piante riparate in inverno in luoghi non riscaldati artificialmente, mentre in quelli riscaldati, nei quali la temperatura può essere tenuta alta a nostro piacere, malgrado il freddo esterno, abbiamo libertà di scelta nelle ore; si preferiscano sempre però le ore meridiane.

Quantità di acqua dell’annaffiatura

Non è possibile dare regole precise sulla quantità d’acqua da somministrare in ogni volta che decidiamo di annaffiare, né indicare ogni quanto tempo le piante devono essere annaffiate.

Le piante devono essere annaffiate soltanto quando ne hanno bisogno e ce ne accorgiamo dallo stato del terreno, dall’appassimento delle varie parti di esse e per quelle in vaso, dando un piccolo colpetto con le nocca delle dita nelle pareti del vaso.

Se la terra è arida il colpetto produce un suono secco. In generale si annaffiano ogni due o tre giorni in autunno e in inverno, e ogni giorno in estate, le piante allevate in vaso e ogni volta che si annaffia l’acqua deve essere data con una certa abbondanza: vale meglio ritardare un giorno l’annaffiatura piuttosto che dare poco acqua per volta. Alcune piante vogliono annaffiature copiose e frequentemente ripetute, altre invece si annaffiano a lunghi intervalli e molte di piena terra non si annaffiano mai.

Il clima e la quantità delle terre influiscono sulle annaffiature. In climi caldi e asciutti, nelle terre sciolte e leggere, che facilmente inaridiscono, le annaffiature devono essere più frequenti e abbondanti che in clima freddo e umido e nei terreni compatti, che conservano in sé più a lungo l’umidità.

Le annaffiature fatte a tempo e in giusta misura accrescono  nelle piante il vigore e lo sviluppo normale di tutti i loro organi. La poca acqua fa sì che le piante intristiscono, danno poche foglie e fioriscono spesso prima del tempo.

Al contrario l’abbondante umidità provoca l’esuberanza del fogliame e in generale di tutte le parti erbacee a detrimento dei fiori e quindi dei frutti e spesso giova, per esempio, nella coltura di molti ortaggi.

Come dare acqua alle piante: annaffiare e altri metodi

L’acqua si somministra alle piante in vario modo, cioè per:

  • sommersione
  • irrigazione
  • imbibizione
  • annaffiamento
  • spruzzamento

La sommersione consiste nel ricoprire con una certa quantità d’acqua un’estensione di terreno, ed è un modo usato in giardinaggio solo per i prati; a questa potrebbe riferirsi anche l’atto abituale di tenere per qualche ora tuffato in un recipiente il vaso di una pianta, nel quale la terra si è talmente inaridita che non riprenderebbe l’umidore necessario con le ordinarie annaffiature.

L’irrigazione è in uso negli orti e nei vivai e consiste nel far scorrere un rivolo d’acqua ai piedi delle varie piante messe regolarmente a filari. Per queste due maniere di annaffiatura bisogna avere a disposizione molta acqua ed essendo raro il caso di avere dell’acqua che per sua pressione possa scorrere naturalmente sul terreno, occorre più spesso elevare l’acqua dal terreno, qualche volta anche da una certa profondità.

Vi è poi il sistema goccia a goccia, che approfondiremo in una guida separata, che richiede però un discreto investimento in termini di struttura e materiali.

Strumenti per annaffiare

Per annaffiamento si deve intendere quella operazione di dare acqua alle piante direttamente con utensili portatili: la somministrazione è fatta sia sul terreno, sia sulle fronde. Gli utensili per l’annaffiare sono:

  • annaffiatoio
  • pompa
  • schizzetto
  • polverizzatore

L’annaffiatoio è utensile ben conosciuto  da tutti.

Annaffiatoio

Annaffiatoio

Per gli usi di giardinaggio è bene averne alcuni con qualche modifica al modello comune. Prima di tutto si deve avere un annaffiatoio con vari spirilli di ricambio, a fori più o meno stretti per avere un getto d’acqua più o meno diviso; ci vuole pure un annaffiatoio a collo molto allungato, oppure un pezzo di tubo mobile da potersi facilmente adattare al collo degli annaffiatoti comuni e servite così all’annaffiamento dei vasi più lontani.

In molti casi può far comodo l’annaffiatoio a linguetta ideato da Ravennau. In questo il collo all’estremità ha un pezzo mobile con una piccola linguetta. Questa linguetta divide l’acqua che esce dall’orifizio e la sparpaglia intorno regolarmente. Restringendo l’orifizio di questo pezzo mobile si ha uno sparpagliamento più regolare ancora e più minuto. Un altro annaffiatoio comodissimo anzi si può dire indispensabile per le stufe è quello a zuppiera, che serve per annaffiare comodamente le piante lontane o poste sui banchi delle stufe.

Pompe da giardino

Vi sono molti modelli di pompe da giardino, ma prevalentemente si distingue tra manuali ed elettriche. Tra le prime accenniamo a due soltanto, che sono sufficienti per ogni lavoro.

La pompa a carriola è una piccola pompa aspirante e premente posta sopra un carretto a una o due ruote, col quale si può facilmente percorrere i vialetti di un giardino. Serve più che altro per annaffiare da lontano e per gettare dell’acqua sulle fronde altre delle piante.

A questo scopo serve anche la pompa a mano, detta anche pompa siringa, che può essere usata anche nelle serre e funziona immergendola in un annaffiatoio comune o in qualche recipiente tipo secchio. Lo schizzetto, chiamato malamente con francesismo siringa, è una piccola pompa a mano che si immerge per un terzo entro l’acqua di un recipiente; si tira a sé lo stantuffo e cosi l’acqua entra nel tubo, questa esce, con maggiore o minor forza secondo la pressione esercitata, dall’estremità o in un solo getto, oppure divisa e polverizzata secondo se lo schizzetto è forato diversamente alla sua estremità.

Un discorso a parte meritano poi i sistemi di irrigazione basati su una pompa elettrica, collegata a pozzo o cisterna, che alimenta un tubo in gomma. Si solito si usano per annaffiare giardini e orti di una certa dimensione, dato che il sistema di pompaggio ha un suo costo non indifferente; inoltre, se necessario scavare un pozzo esso aggiunge costo a costo.

Alcuni adottano la soluzione di collegare un tubo di gomma al rubinetto dell’acqua, ma vale la pena ricordare questa pratica, oltre che costosa, è anche vietata dalla legge.

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