Mimosa: coltivazione e cura

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la mimosa non è una specie originaria del bacino del Mediterraneo ma arriva dalla lontana Australia. Simbolo per eccellenza dei festeggiamenti dell’8 marzo, la mimosa è una pianta arborea dagli inconfondibili fiori gialli, piccoli e di forma globosa. Scopriamo in questa guida le origini, i significati simbolici e le tecniche di coltivazione per far crescere nel nostro giardino o sul terrazzo degli splendidi esemplari di mimosa.

Identikit della mimosa

La mimosa è una pianta appartenente alla famiglia delle Mimosaceae (Fabaceae) e, per la precisione, il suo nome scientifico è Acacia dealbata. Questa specie è molto apprezzata per gli utilizzi che se ne fanno a scopo ornamentale, ma ancor più per il significato simbolico dei suoi fiori di colore giallo che nel nostro Paese sono considerati come il simbolo della Giornata Internazionale della Donna. L’8 marzo è infatti usanza regalare rametti fioriti di mimosa alle donne di tutte le età, e le origini di questa tradizione verranno approfondite nel paragrafo successivo.

In molte zone d’Italia, soprattutto nel meridione e lungo le coste, la mimosa ha trovato le condizioni ideali per naturalizzarsi, al punto che sono in molti a ritenere che questa pianta sia una fra le tante specie tipiche della vegetazione mediterranea. Eppure non è così: si tratta infatti di una pianta di origine australiana che arriva, per la precisione, dalla zona sudorientale del continente (Tasmania ed altre regioni).

La mimosa venne portata in Europa intorno al 1800 per via della bellezza della sua chioma fiorita; fra i luoghi più significativi nei quali si possono ammirare le fioriture precoci della mimosa vi è la Riviera Ligure che, con il suo clima mite, rappresenta l’habitat ideale per questa specie. In natura la mimosa è una delle prime piante pioniere ad attecchire sul terreno in seguito agli incendi, e proprio per questo solitamente gli esemplari di mimosa non vivono più di 30 o 40 anni perché successivamente vengono rimpiazzati da altre specie più competitive.

Mimosa: coltivazione e cura

Alle nostre latitudini la pianta di mimosa si presenta come un albero di dimensioni non eccessive, che raramente supera gli 8-10 metri di altezza. Molto diverse sono le potenzialità di crescita di questa pianta nel suo continente di origine, dove si possono trovare alberi di mimosa alti anche una trentina di metri. La sua chioma, che si espande molto in ampiezza, non è mai eccessivamente fitta. Le foglie della mimosa sono di forma bipennata e di colore verde scuro, opaco, tendente all’argentato; il loro aspetto è piuttosto sfrangiato. Dal punto di vista botanico ciascuna foglia è formata da 10-20 pinnule che si dipartono perpendicolarmente al rametto; ciascuna di queste pinnule, a sua volta, è costituita da diverse decine di foglioline (anche 20 o 30) inserite perpendicolarmente alla nervatura principale.

I fiori di mimosa, piuttosto delicati, sono portati in grande numero (15-45) su rametti lunghi 8-10 centimetri che si sviluppano in corrispondenza dell’ascella della foglia. Ciascun fiore presenta una tipica forma tondeggiante e perciò assomiglia ad una piccola pallina di aspetto lanuginoso. Il profumo di questi capolini è leggero e molto caratteristico. La fioritura della mimosa avviene, a seconda delle condizioni climatiche e della regione geografica, in un periodo che va da novembre a marzo.

In seguito alla fioritura è possibile osservare, sui rami della pianta, la comparsa di frutti che per certi versi assomigliano a dei legumi appiattiti, di lunghezza compresa solitamente fra 2 e 11 centimetri. Dapprima i frutti presentano un colore verde, per poi virare verso il bruno-nerastro a maturazione completata.

Significato simbolico della mimosa

Da quasi sessant’anni la mimosa è il fiore che in Italia, e non solo, viene regalato alle donne l’8 marzo. È infatti usanza regalare mimose alle donne anche in altri Paesi europei come l’Albania e soprattutto la Russia, talvolta insieme a dei cioccolatini. Come mai è stata scelta proprio questa pianta come simbolo della festa della donna? Per quanto riguarda l’usanza nostrana, la scelta della mimosa venne compiuta nel 1946 da Rita Montagnana e Teresa Mattei, attiviste dall’Unione delle Donne in Italia (UDI).

All’epoca si cercava, infatti, un simbolo floreale che rappresentasse l’8 marzo. La scelta ricadde sui fiori di mimosa, che non a caso sbocciano proprio in questo periodo dell’anno e sono (o meglio, erano…) molto economici di facile reperibilità. Inoltre il loro colore giallo brillante rappresentava bene concetti come la gioia e la vitalità, e il ritorno della primavera dopo il lungo inverno. Nonostante il suo aspetto delicato, inoltre, la mimosa è una pianta resistente e questo è un altro dei motivi per i quali essa è stata scelta, come sorta di trasposizione “vegetale” dello spirito tenace delle donne. Ogni anno, nel nostro Paese, in occasione della festa della donna vengono regalati oltre 15 milioni di mazzetti di mimose: questa tradizione è ormai diventata un vero e proprio business e spesso le mimose sono vendute praticamente a peso d’oro.

Come preservare i rametti recisi di mimosa

Per fare durare a lungo i mazzetti di mimosa che vengono regalati è indispensabile fornire loro abbondante acqua, dal momento che nella pianta gli scambi idrici sono piuttosto consistenti. La soluzione ideale è quella di eliminare le foglie basali con un coltellino affilato e collocare i rami appena tagliati in un vaso, avendo l’accortezza di aggiungere qualche goccia di limone all’acqua in modo tale da creare condizioni ottimali di pH. L’acqua non deve essere fredda, ma possibilmente tiepida; per prolungare la vitalità del mazzetto di consiglia di tenerlo in prossimità di una finestra luminosa e al riparo dall’eccessiva secchezza dell’aria.

Coltivazione e cura della mimosa

La mimosa è una pianta abbastanza rustica che, se messa in condizioni climatiche e di terreno ideali, non richiede particolari attenzioni né competenze da “pollice verde”. Solitamente per questa specie si predilige il seme come modalità di propagazione, dal momento che le talee solitamente presentano un basso tasso di radicazione. La velocità di crescita a partire dal seme è infatti abbastanza veloce, a differenza di altre specie arboree. Per far crescere delle nuove piantine di mimosa è sufficiente prelevare i semini contenuti nei baccelli e avvolgerli in batuffoli di cotone ben inumiditi, tenendo il tutto al caldo per almeno due o tre giorni in modo tale da stimolare la germogliazione. Dopodiché è possibile trasferire i semini in un vaso contenente per metà terriccio e per metà sabbia; solitamente la germinazione si osserva nel giro di due o tre settimane.

In alternativa alla semina è possibile effettuare degli innesti prelevando rametti da Acacia dealbata ed inserendoli su portainnesti di Acacia retinoides, anch’essa appartenente al medesimo genere e molto simile alla mimosa.

Esposizione e ventilazione

La mimosa predilige i luoghi molto soleggiati e deve essere collocata ben protetta dagli inverni eccessivamente rigidi e dal vento, che soffre molto.

Temperature

La mimosa è una pianta particolarmente esigente per quanto riguarda il regime di temperature: data la sua zona di origine, non stupisce che questa specie non sia in grado di sopravvivere ai climi eccessivamente freddi. Per questo la mimosa cresce bene, nel nostro Paese, soprattutto nelle zone costiere e nell’Italia meridionale; anche nel settentrione si può far crescere la mimosa, che darà il meglio di sé nelle zone in prossimità dei grandi laghi subalpini dove le temperature invernali non risultano quasi mai al di sotto degli 0°C.

Annaffiature

Le innaffiature alle piante di mimosa non devono mai essere eccessive, anzi spesso risultano del tutto superflue dal momento che gli esemplari piantati in piena terra sono in grado di soddisfare con le loro radici i propri fabbisogni idrici. È possibile eventualmente innaffiare le mimose in corrispondenza dei periodi più caldi dell’anno, ogni due o tre settimane, senza mai eccedere con le quantità dal momento che la pianta soffre gli eccessi idrici. Le innaffiature vanno completamente sospese in inverno.

Terreno

La mimosa predilige terreni dal buon drenaggio, e teme i ristagni idrici che possono causare asfissia e marciumi dell’apparato radicale. Per garantire una crescita ottimale della pianta, inoltre, il terreno deve essere fresco e il suo pH neutrale o tendente all’acido. Per contro, la crescita dell’acacia è stentata in terreni calcarei.

Nel caso di piante coltivate sul balcone o sul terrazzo, il rinvaso dovrebbe essere effettuato ogni due anni circa utilizzando terriccio ricco di humus.

Concimazione

Le piante in vaso richiedono una concimazione periodica che dovrebbe essere completamente sospesa nei mesi freddi e comunque fino a quando si poterebbero verificare dei colpi di coda dell’inverno. Infatti i nuovi germogli prodotti dalla pianta possono essere distrutti dalle gelate tardive.

Potatura

Nei primi anni di vita della pianta è bene tenere sotto controllo la crescita dei rami, che spesso è abbastanza esuberante. Quando la pianta ha raggiunto un certo equilibrio nella chioma, le potature possono essere drasticamente ridotte o addirittura sospese del tutto. Se necessario, è possibile potare la mimosa a fioritura terminata per favorire l’emissione di nuovi getti.

Coltivazione della mimosa in Italia

In Italia la mimosa cresce spontanea un po’ dappertutto nelle zone dal clima più favorevole, ma è in Liguria che si può trova la maggior concentrazione di coltivazioni. È in particolare la Riviera di Ponente, non a caso detta la Riviera dei Fiori, a detenere il primato italiano. Da questa zona (dove si trova peraltro anche Sanremo) arriva qualcosa come il 95% della produzione nazionale di mimosa, secondo quanto riportato da UcFlor – Mercato dei Fiori di Sanremo.

Oltre all’Acacia dealbata, che è la specie più diffusa, la coltivazione della mimosa riguarda anche altre specie quali:

  • Acacia floribunda
    conosciuta anche come A. retinoides, questa specie è nota comunemente con il nome “Mimosa quattro stagioni” dal momento che è una pianta dalla fioritura prolungata. In natura essa fiorisce dall’estate sino all’autunno inoltrato, e per posticiparne la produttività al periodo tardo invernale (in concomitanza con i festeggiamenti dell’8 marzo) si attua una particolare potatura. L’A. floribunda si è perfettamente naturalizzata non solo in Liguria ma anche oltreconfine, lungo la costa francese.
  • Acacia podalyriaefolia
    fiorisce solitamente da novembre a dicembre.
  • Acacia howittii
    fiorisce per tutto l’inverno e può essere commercializzata anche quando i fiori non si sono ancora schiusi.

Fra le varietà di mimosa più coltivate in Italia troviamo la Gaulois (tardiva), seguita da Rustica (mediamente precoce) e Touraire (molto precoce), tutte e tre appartenenti alla specie A. dealbata.

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21 Commenti

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