Fitofagi delle piante: come combatterli

I fitofagi sono organismi che si cibano di tessuti vegetali come foglie, germogli o radici, causando danni alle piante coltivate nel giardino o nell’orto. A differenza dei parassiti, i fitofagi sono organismi in grado di condurre una vita autonoma; in questa guida sono descritti i più comuni fitofagi, le caratteristiche utili per la loro identificazione e le strategie per prevenirne o combatterne gli attacchi.

Come riconoscere e combattere i fitofagi delle piante

Ma quali sono e come appaiono questi tanto temuti fitofagi delle piante? Non sono mostri simili a draghi, bensì piccoli animaletti dalle sembianze innocue, piccoli bruchi o quelle simpatiche e delicate farfalline che vediamo spesso svolazzare nei campi e nel nostro giardino. Innocue all’aspetto, certamente, ma terribilmente voraci e in grado di divorare intere piante in poco tempo.

Combattere i fitofagi delle piante

I loro nomi sono abbastanza anonimi e ignoti a chi non si occupa di agraria, tranne alcuni, che spiegano già nella dictura quale sia il loro bersaglio: tra questi ultimi abbiamo quindi il classico e celebrato verme delle mele e la temuta mosca dell’ulivo; nel gruppo degli “sconosciuti” abbiamo invece la Nottua, le Elateridi (o Ferretti), la Tignola e la Tignoletta della vite, la Piralide e l’Oziorrinco. Vediamo quindi come riconoscerli e come combatterli.

Carpocapsa o verme delle mele

Carpocapsa o verme delle mele

Il verme delle mele (Cydia pomonella) è uno dei fitofagi più dannosi non solo per questa specie arborea, ma anche per altre piante del frutteto come ad esempio il pero, alcune drupacee (es. pesco, albicocco, pruno) e il noce. Le larve di questa specie sono carpofaghe, ovvero si nutrono direttamente del frutto danneggiandolo e causando gravi perdite in termini di qualità e quantità della produzione.

Gli adulti di carpocapsa sono piccole farfalle la cui apertura alare non supera i 15-22 millimetri; le ali presentano un colore grigiastro e distintive marezzature bronzee trasversali più accentuate nella zona del margine posteriore. Le larve di questa specie, in sostanza dei bruchi, sono caratterizzate da un colore biancastro nei primi stadi di vita, ma si scuriscono progressivamente diventando dapprima giallastre e poi rosate. A maturità, queste larve apode (senza zampe) sono lunghe circa 15-20 millimetri.

Il danno è causato dalla penetrazione delle larve nella polpa, che può avvenire in qualsiasi momento sia nei frutticini appena formati che nei frutti maturi, ed avviene prevalentemente nella zona del calice. Una volta penetrata, la carpocapsa scava gallerie sino a raggiungere la parte centrale del frutto, dove si trovano i semi; nelle zone in cui la larva ha scavato si nota la presenza di escrementi e di segni di rosicchiamento. I frutti colpiti frequentemente cadono, mentre quelli che rimangono attaccati alla pianta non possono essere né commercializzati né consumati a causa della loro pessima qualità.

I prodotti comunemente impiegati negli interventi contro la carpocapsa sono rappresentati da chitino-inibitori (Esaflumuron, Triflumuron), Azinfosmetile e Fenoxycarb. Nella lotta biologica si sfruttano i nemici naturali presenti nell’ambiente fra i quali ad esempio alcuni imenotteri parassitoidi appartenenti al genere Trichogramma.

Nottua

Nottua

La nottua (Agrotis ipsilon, A. segetum) è tra u fitofagi più voraci e che attacca soprattutto la bietole, le colture ortive ed il mais. Gli adulti sono farfalle di medie dimensioni, la cui apertura alare è di circa 40-50 millimetri; nella A. ipsilon la livrea è di colore brunastro, con un disegno a forma di “Y” sulle ali (da qui il nome della specie), mentre nella A. segetum le ali sono variabili dal giallo bruno all’ocra con chiazze tondeggianti di colore scuro sparse irregolarmente. Le larve sono lunghe circa 40-50 millimetri e presentano una livrea di colore grigio scuro, punteggiata di nero, con una fascia sul dorso più chiare e talvolta striature longitudinali.

Sono proprio gli stadi larvali ad essere responsabili dei danni alle colture: i sintomi di un attacco di nottua sono rappresentati da erosioni sulle foglie ed evidenti danneggiamenti a livello del colletto, ovvero la zona della pianta a livello del terreno che separa l’apparato radicale da quello aereo. Le larve di nottua più sviluppate sono inoltre in grado di penetrare negli organi ipogei delle piante (radici, tuberi, rizomi), distruggendoli.

Per combattere le nottue si utilizzano insetticidi a base di piretro (Deltametrina), ma anche Endosulfan e Metomil. Molto utili sono anche le esche avvelenate, miscelate con Carbaril o Metiocarb, che devono essere distribuite alla sera nelle zone infestate.

Mosca dell’olivo

Mosca dell’olivo

La mosca dell’ulivo (Bactrocera oleae) è uno dei fitofagi più pericolosi, che attacca sia le piante di olivo che di olivello spinoso, ed è presente praticamente in tutti gli oliveti del nostro Paese. Gli adulti della specie sono simili a piccole mosche di lunghezza pari a 5 millimetri circa; si riconoscono abbastanza facilmente per via del capo rossiccio, sul quale sono presenti occhi di colore verde con riflessi metallici; la livrea di fondo dell’adulto è brunastro-dorata, mentre il torace presenta striature nere su un fondo color cenere. Le ali sono trasparenti e solcate da riflessi iridescenti, mentre la parte ventrale dell’addome è punteggiata con maculature nere. Le larve di mosca dell’olivo sono lunghe circa 8-10 millimetri e non hanno zampe; sono di colore bianco-giallognolo e a livello del capo si possono distinguere nettamente due mandibole uncinate sporgenti di colore nero.

Tutti gli stadi vitali di mosca dell’olivo sono dannosi per le colture. Le larve infatti scavano gallerie nei frutti, nutrendosi della loro polpa e favorendo l’ingresso di marciumi che a lungo andare provocano la caduta delle olive. Oltre alla perdita di parte del raccolto, dalle olive colpite da questo fitofago si ottiene un olio di qualità decisamente scarsa. Inoltre gli adulti, pungendo le olive per deporvi le uova, si nutrono dei succhi fuoriusciti dal frutto e possono essere vettori della rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi), una pericolosa batteriosi.

I nemici naturali della mosca dell’olivo sono rappresentati dagli Imenotteri Calcidoidei e soprattutto dall’Opius concolor, un parassita specifico. Per quanto riguarda la lotta chimica, fra i prodotti più efficaci per il controllo della mosca dell’olivo troviamo alcuni Fosforganici endoterapici (Acefate, Dimetoato, Fention).

Elateridi o Ferretti

Elateridi o Ferretti

Il termine “elateridi(Agriotes spp.) si riferisce ad un ampio gruppo di fitofagi appartenenti a diverse specie del genere Agriotes, in grado di attaccare soprattutto piante orticole, bietola e mais. Gli adulti di elateridi sono piccoli coleotteri lunghi circa 8-10 millimetri, dal corpo affusolato di colore brunastro o grigio-rossastro; l’addome termina con una caratteristica forma appuntita. Le larve, lunghe circa 20 millimetri, sono caratterizzate da un colore arancio-giallastro e il nome comune “ferretti” è proprio dovuto al loro aspetto allungato, cilindrico e dal tegumento indurito che avvolge il corpo, oltre che dal loro colore.

Il danno causato dai fitofagi elateridi si manifesta a livello delle radici e del colletto: le larve infatti rodono i tessuti vegetali arrivando, nei casi più gravi, anche a causare la morte della piante. Le piante colpite manifestano una notevole perdita di funzionalità e una minore produttività; a subire i danni più rilevanti sono soprattutto le specie vegetali che presentano organi carnosi sotterranei come ad esempio bulbi, fittoni o tuberi. in questi casi è frequente osservare la comparsa di marciumi.

A favorire lo sviluppo degli elateridi sono i terreni eccessivamente umidi e l’assenza di lavorazioni, pertanto periodiche zappature o rivoltamenti del terreno possono aiutare nella prevenzione degli attacchi. Fra i prodotti chimici maggiormente impegnati nella lotta agli elateridi troviamo ad esempio Forate, Foxim, Carbofuran e Paration.

Tignoletta della vite

Tignoletta della vite

La tignoletta della vite (Lobesia botrana), appartenente all’ordine dei Lepidotteri, è uno dei più diffusi fitofagi della vite, in grado di attaccare anche altre piante spontanee che si trovano nei pressi dei vigneti ed il ribes. La tignoletta della vite è diffusa soprattutto nelle zone dell’Italia centromeridionale, dove lo sviluppo è favorito dal clima caldo. L’adulto è una farfalla di piccole dimensioni, la cui apertura alare è solitamente di 10-12 millimetri; la sua livrea marmorizzata, caratteristica, è di colore grigio variegato di azzurro e di giallo-brunastro. Le larve di tignoletta sono lunghe circa 10 millimetri e nelle prime fasi di sviluppo presentano il capo scuro ed un corpo color nocciola; col passare del tempo il corpo diventa bruno-verdastro, mentre al contrario il capo
si schiarisce.

Sono proprio le larve di tignoletta a causare il maggiore danno: la prima generazione infatti attacca i fiori (anche se solitamente mai in modo massiccio), mentre la seconda generazione si nutre degli acini di uva, penetrandovi e mangiandoli dall’interno sino a svuotarli. In seguito all’attacco di tignoletta gli acini diventano di colore brunastro ed avvizziscono. Nelle zone
climaticamente più favorevoli vi è anche una terza generazione di tignoletta, i cui danni sui frutti si sommano a quelli causati dalla precedente.

I prodotti chimici più efficaci nella lotta contro la tignoletta della vite sono rappresentati da Azinfos-metile, Fenitrotion e Metomil. La lotta con metodi naturali si avvale invece del batterio Bacillus thuringiensis, un insetticida biologico (completamente innocuo per persone ed animali domestici) che una volta ingerito dalle larve ne causa la paralisi e la morte.

Tignola della vite

Tra i fitofagi abbimo anche la tignola della vite (Eupoecilia ambiguella), simile per abitudini, areale di distribuzione e ciclo vitale, alla tignoletta della vite. L’insetto adulto altro non è che una piccola farfalla di 15 millimetri di apertura alare e colore giallastro; si nota inoltre sulle ali la presenza di una striscia scura trasversale. Le larve di tignola (“bruchi” lunghi 10-12 millimetri) sono prive di zampe e nei primi stadi vitali sono di colore biancastro; successivamente si scuriscono sino a diventare brunastre, rossicce o violacee.

Analogamente alla tignoletta, la prima generazione di tignola colpisce i fiori mentre la seconda, ben più dannosa, si ciba degli acini distruggendoli. Dal punto di vista della lotta chimica e naturale si utilizzano le medesime strategie.

Piralide

Piralide

La piralide (Ostrinia nubilalis) è un lepidottero che, tra i fitofagi, rappresenta una vera e propria peste per le coltivazioni di mais, ma può attaccare anche numerose specie orticole come ad esempio asparago, fagiolo, peperone, pomodoro, bietola, piante ornamentali (soprattutto il crisantemo e il gladiolo), alberi da frutto (melo, pesco, actinidia) e specie arboree ornamentali (tiglio).

La piralide è diffusa soprattutto nelle zone settentrionali e centrali dell’Italia; l’adulto è una farfalla di circa 30 millimetri di apertura alare che presenta ali giallastro-crema con variegature trasversali color ocra-marroncino, più scure nei maschi e più chiare nelle femmine. Le larve di piralide (“bruchi”) sono lunghe circa 20-25 millimetri, presentano un capo di colore scuro e una livrea grigio-nocciola con bande longitudinali più scure. Queste larve sono in grado di causare danni anche molto gravi alle foglie delle piante attaccate: i germogli, le foglie e i fusti erbacei vengono rosicchiati, compromettendo lo sviluppo della pianta e la sua resistenza nei confronti di vento e piogge. A causa di questi danneggiamenti, la produzione subisce una riduzione notevole.

La lotta chimica alla piralide prevede l’impiego di prodotti come Carbaril, Alfametrina e Deltametrina. In agricoltura biologica contro questi fitofagi si ricorre invece al Bacillus thuringiensis (sottospecie kurstaki) oppure al Trichogramma maidis, un parassitoide che attacca le larve di piralide.

Oziorrinco

Oziorrinco

L’oziorrinco (Otiorrhynchus rugosostriatus, O. cribricollis) è un curculionide che attacca diverse specie orticole, la fragola, gli agrumi, l’olivo, numerose piante erbacee ed arboree e specie di interesse forestale ed ornamentale. Gli adulti di oziorrinco sono coleotteri di colore nerastro lunghi 7-8 millimetri; a livello del capo è presente un distintivo rostro, ovvero un prolungamento dell’apparato boccale. Le larve di oziorrinco sono apode (senza zampe), e di aspetto piuttosto massiccio, di colore biancastro e con il capo rosso-brunastro; la forma del corpo è tipicamente incurvata a virgola.

Le larve di oziorrinco sono in grado di penetrare all’interno delle radici delle piante, nelle quali scavano gallerie e nicchie che possono infine causare lo spezzamento degli apparati radicali. In seguito agli attacchi di oziorrinco le piante appaiono indebolite, l’accrescimento è stentato e nei casi più gravi si arriva addirittura all’avvizzimento e alla morte del vegetale. Gli adulti di oziorrinco inoltre si possono nutrire delle foglie, ma causano erosioni di trascurabile entità soprattutto se paragonate con il danno dovuto alle larve.

I nemici naturali dell’oziorrinco sono rappresentati da nematodi parassiti appartenenti al genere Heterorhabditis; per quanto riguarda la lotta chimica a questi fitofagi, invece, nei trattamenti vengono impiegati prodotti come Azinfos-metile, piretroidi ed Endosulfan.

Approfondire i fitofagi delle piante

Siti internet

Ecco riportati di seguito alcuni link utili per riconoscere e trattare i fitofagi che attaccano comunemente le piante del terrazzo, del giardino o dell’orto.

Pest & Disease Detective (in inglese)
Il Pest & Disease Detective è un utile “motore di ricerca” che permette di identificare le principali malattie e fitofagi delle piante selezionando la tipologia di vegetale attaccata e la struttura sulla quale è osservabile il danno (foglie, rami, fiori, frutti o radici). Il sito contiene anche una ampia galleria di immagini fotografiche che consente una identificazione certa del patogeno responsabile dell’attacco.

Agraria.org – Atlante di Entomologia agraria
Ricchissimo database nel quale sono presenti schede informative con immagini sugli insetti fitofagi dannosi per le colture agricole. Le schede sono elencate in ordine alfabetico.

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