Anche se il bonsai nasce in Cina, è in Giappone che troverà il suo sviluppo più completo. Fu portato qui probabilmente attorno al XIII secolo d.C., forse da dignitari di corte o da mercanti, e per molto tempo fu un hobby esclusivo della classe dominante e religiosa, regolato da regole evolutesi nel tempo e poi canonizzate negli stili del bonsai. All’epoca la società giapponese era rigidamente divisa in caste ed era assolutamente preclusa a chi veniva dall’esterno; l’isolamento del Giappone fu rotto soltanto nel 1853, quando una flotta americana, guidata dal comandante Perry, minacciò di attaccare il Giappone se non si fosse aperto al commercio con le potenze straniere. Ed è per questo che in Occidente il bonsai non arriverà che in tempi assai recenti, facendo la sua apparizione ufficiale durante la terza esposizione universale di Parigi, nel 1878.
Contenuti della guida:
Cos’è sono gli stili del bonsai
Un bonsai non è un oggetto. O meglio, potrebbe apparire un semplice oggetto agli occhi di noi occidentali, ma in realtà è prima di tutto un’opera d’arte, che , diversamente da qualsiasi altra, esprime se stessa nella trasformazione, e non è mai un’opera ‘finita’. Nonostante questo, esso viene fatto crescere secondo precisi dettami che costituiscono poi gli stili del bonsai.
In secondo luogo esso è il prodotto della confluenza di diverse discipline: arte, botanica, ma anche filosofia. Esso in Oriente viene concepito non solo come un’espressione della natura, ma come una creatura che ha un proprio spirito. Inoltre, come ogni albero, rappresenta il ponte che unisce simbolicamente cielo e terra.
Un bonsai non è qualcosa che si compra e che poi è sufficiente innaffiare, non è assimilabile a una qualsivoglia pianta ornamentale: esso va plasmato e creato, è un progetto sempre in fieri; ed è qualcosa che avvicina l’essere umano alla natura, poiché, attraverso di esso, l’uomo può osservare i cambiamenti che il passare del tempo, la pioggia, il freddo e il sole apportano sulla realtà.
Stili del bonsai
Nel praticare quest’arte botanica è importante conoscere i principali stili del bonsai: essi non prevedono regole rigide, ma possono esser interpretati piuttosto come un insieme di caratteristiche che si ispirano al mondo della natura, e alla quale possiamo fare riferimento per ottenere le soluzioni estetiche migliori. Passiamo brevemente in rassegna gli stili del bonsai fondamentali:
Chokkan (Eretto formale)
Il tronco è dritto, conico e non presenta rami per il primo terzo della sua altezza totale; le radici partono a raggiera dalla base, i rami non devono sovrapporsi e divengono sempre più corti man mano che si sale verso l’apice.
Moyogi (Eretto casuale)
Presenta un tronco sinuoso e l’apice fortemente inclinato in avanti (ricordate che quando si lavora su un bonsai una delle prime cose da fare è stabilire quale sarà il lato frontale, quello che volge verso lo spettatore). Le radici possono anche non disporsi a raggiera ma devono comunque conferire buona stabilità alla pianta.
Hoki–zukuri (Scopa rovesciata)
La sua caratteristica principale è il tronco dritto, dal quale, a una certa altezza, partono numerosi rami principali. L’effetto creato è quello di una chioma molto ramificata che assume vagamente la forma di una sfera. Quando le foglie cadranno i rami andranno poi riuniti e legati verso l’alto fino alla fine del periodo invernale, così da modellarne la forma.
Shakan (Tronco inclinato)
Il tronco è inclinato, e le radici saranno sviluppate più da un lato che dall’altro. In questo stile fondamentale nel dare stabilità alla pianta è il ruolo dei rami, che saranno più rigogliosi nella parte dove il tronco forma un angolo maggiore con la linea del terreno.
Fukinagashi (Battuto dal vento)
Il nome dovrebbe darvi già un’idea piuttosto precisa delle caratteristiche di questo stile: anche qui il tronco è inclinato, ma la chioma è piuttosto piatta e i rami, anche se nascono da entrambi i lati del tronco, si sviluppano tutti in una direzione. Le foglie sui rami spesso diventano più folte in corrispondenza delle estremità, e le curve del tronco possono essere anche molto accentuate.
Kengai (A cascata)
È uno degli stili più belli ed appariscenti di tutti, e sostanzialmente riproduce una pianta cresciuta lungo un dirupo. La caratteristica fondamentale è dunque che il tronco si sviluppi verso il basso, spesso l’apice giunge a superare la base del contenitore. La cascata laterale necessita sempre di un tronco notevole, mentre quella frontale può avere anche un tronco più minuto. L’apice è quasi sempre rivolto verso l’osservatore e i rami sono inseriti all’esterno delle curve.
Sokan (Doppio tronco)
Si ha quando una stessa pianta si divide in due tronchi; è possibile però che all’apparenza si possa pensare che si tratti di due piante distinte, perché a volte la biforcazione avviene addirittura sottoterra. In questo caso è opportuno che i tronchi siano di grandezza differente: quando questa differenza è davvero notevole, le due piante vengono dette madre e figlia.
Kabudachi (Ceppaia)
Questo stile si ha quando ci sono molti tronchi che si separano da un colletto unico, oppure quando molte piante nascono contemporaneamente e molto vicine le une alle altre, dando così origine a diversi alberi che nascono da uno stesso punto. Di norma l’albero centrale è, rispettivamente, quello più alto se è posto sul fronte, e quello più basso se è posto sul retro. È importante che la distanza tra i tronchi aumenti man mano che si sale in altezza, e che essi non si incrocino.
Ishuzuke (Albero su roccia)
In questo stile si ha per l’appunto un albero che si sviluppa su una roccia, riprendendo così il motivo naturale degli alberi che crescono su montagne perlopiù rocciose. Molto importante è il colore della pietra utilizzata. Inizialmente l’albero viene ancorato alla pietra legando ad essa il suo apparato radicale; quest’ultimo poi si sviluppa giungendo alle terra sottostante, inglobando completamente la roccia.
Fattori di valutazione dello stile del bonsai
Quando ci apprestiamo a valutare dal vivaio un bonsai sul quale desideriamo lavorare, dobbiamo considerare tutta una serie di caratteristiche che nel complesso costituiscono la cosiddetta albericità della pianta:
tronco
Indipendentemente dagli stili del bonsai il tronco deve essere conico. La conicità del tronco è un effetto volutamente enfatizzato, e che si ottiene nel tempo con tecniche come la capitozzatura e la creazione di un nuovo apice, tecniche con le quali entreremo in confidenza con un po’ di esperienza.
corteccia
La corteccia deve corrispondere, indipendentemente dagli stili del bonsai, il più possibile a come appare nella pianta quando è adulta e cresciuta in libertà; si può lavorare anche su questo aspetto, ad esempio accelerando la rugosità con le incisioni e le strozzature.
piede
Dovete tenere in conto anche del piede della pianta, cioè quel punto in cui il tronco si stacca dal terreno. Fate attenzione che sia ben allargato, meglio se lascia intravedere le radici, che in modo robusto ancorano l’albero al terreno.
rami
I rami devono avere un alternarsi armonico, ed essere inseriti ad elica; la loro angolatura con il tronco deve diminuire man mano che si avvicinano all’apice. Tenete presente che di regola un tronco dritto richiede rami dritti, mentre un tronco sinuoso prevede rami sinuosi. Questa è la norma generale, quelle più specifiche sono poi tipiche di ciascuno degli stili del bonsai.