In agricoltura può dirsi che il terreno è quello che è, vale a dire che l’agricoltore potrà modificare la natura coi correttivi, come concimi o terricci, migliorarlo con le concimazioni, ma non può alterarne sostanzialmente le basi. Così è costretto il più delle volte a scegliere le piante da coltivare fra quelle che preferiscono o possono vivere in quella data qualità di terreno.
Per i giardinieri invece la cosa cambia d’aspetto; essi vogliono coltivare delle piante speciali anche in piena terra, e quel che più conta si dedicano a culture di piante che vogliono assolutamente delle condizioni specialissime riguardo al terreno ove distendere le radici e ove trovano gli elementi indispensabili alla loro vita, il che accade di continuo per le piante allevate in vaso. Non tutte le piante ornamentali e da fiori possono vivere nelle terre comuni, ancorché queste perfettamente corrette o migliorate.
Nelle terre comunemente chiamate d’orto e di giardino potranno vivere molte piante rustiche, cioè resistenti a tutte le intemperie della regione ove sono coltivate, dette anche di piena terra, ma al contrario sono pochissime le piante da coltivarsi in vaso, le quali possono vivere e prosperare nella sola terra comune.
La maggior parte di queste piante richiede delle materie o sostanze speciali che hanno il nome di “terricci”. Di seguito sono date in rassegna i principali terricci e per ciascuno vengono riportate delle brevi note illustrative.
Uso dei terricci
Tutti i terricci che andremo ad approfondire tra poco possono essere usati nelle colture separatamente oppure se ne fanno delle mescolanze in proporzioni diverse secondo le esigenze delle piante. La provvista dei terricci deve essere fatta per tempo in modo da avere un deposito per adoperarli un po’ invecchiati; i terricci giovani sono il più delle volte molto dannosi alle piante.
I terricci vanno tutti vagliati per togliervi le materie estranee che facilmente possono contenere, specialmente quello di svasatura, che contiene anche i materiali serviti per le fognature dei vasi. Si vagliano anche i terricci, quando per le sementi o per alcune colture si ha bisogno di averli assai fini. Bisogna, dunque, avere a disposizione due vagli, uno a fiori o maglie strette e l’altro più rado.
TERRICCI DI BOSCO O DI FOGLIE
Questo terriccio è dato dagli strati superficiali del terreno raccolto in qualunque bosco e secondo la composizione del terreno stesso del bosco può essere più o meno leggero. Esso è composto per la massima parte di materie vegetali già decomposte o in decomposizione.
Chi possiede un giardino può anche formarselo artificialmente, mettendo da parte le erbacce delle aiuole e delle strade e aggiungendovi a suo tempo, cioè in autunno, le foglie cadute dagli alberi, del letame e possibilmente delle piote di un prato. Queste materie ammassate fermentano e danno poi un buonissimo terriccio; corrisponde pressappoco a terreau dei francesi e al loam degli inglesi.
TERRICCI DI SCOPA O DI BRUGHIERA
Da noi si chiama con questo nome il terriccio tolto dai boschi ove vegetano in quantità scope, cioè le eriche. E’ così un terriccio di bosco che differisce dal precedente, tanto più perché invece di raccoglierlo alla superficie del terreno si raccoglie ad una profondità di circa 25 centimetri: contiene così anche delle radici di piante, per cui è detto anche terra fibrosa.
Corrisponde alle terre de bruyère dei francesi, la quale però, sia allo stato naturale, sia composta artificialmente, se ne diversifica un po’. La terre de bruyère è una miscela quasi a parti uguali di sabbia e di humus in cui si trovano degli avanzi vegetali non ancora decomposti.
Una buona terre de bruyère deve essere leggera, untuosa, morbida al tatto, di colore scuro, ma non deve annerire le mani a toccarla; deve contenere poi dal 40 al 50 per cento di sabbia. Con questi dati si può migliorare la nostra terra di scopa aggiungendovi della sabbia o dell’humus, sia che difetti dell’una o dell’altra sostanza.
In questa categoria si può mettere il terriccio di querce e di faggio, che sono terricci raccolti nei boschi ove predominano quelle due specie di piante. Come pure ne fa parte la terra di Milano che si raccoglie nelle vicinanze di Como e di cui in molte parti d’Italia si gran uso in sostituzione del terriccio di scopa e del terriccio di stagno.
TERRICCI DI CASTAGNO
E’ formato dalle parti interne del fusto dei castagni, che attaccate dalla carie, facilmente si decompongono: è di colore rossiccio scuro, molto leggero e permeabile. Il migliore è quello ben macerato e per conseguenza più trito; è buono pure quello che contiene delle parti ancora grosse che sotto l’azione di una leggera pressione si disfano con facilità: queste parti grossolane non ancora ben decomposte si chiamano zéccoli.
Quando non vi sia modo di acquistare del terriccio di castagno buono e non si trovi che del terriccio composto di zéccoli grossi e ancora legnosi, occorre, prima di adoperarlo, tenerlo per qualche tempo infossato affinché finisca e completi la sua macerazione.
RENA BIANCA
Si acquista presso i fabbricanti di ceramiche ed è chiamata rena di Fontainebleau o rena di vetro; se ne trova anche della buona sulle rive del mare presso Taranto. Questa sostanza è necessaria anche da sola per le talee di alcune piante; è migliore poi delle altre sabbie per aggiungerla ai terricci di bosco e di scopa per renderli più permeabili.
TUFO
Per tufo i giardinieri intendono una sabbia mescolata a molte parti terrose e sostanze vegetali che generalmente si raccoglie sulle rive dei fiumi dopo una piena.
SFAGNO
Non è un terriccio ma serve per molte piante come da terreno. E’ una borraccina dei luoghi palustri che si adopera in alcune colture allo strato fresco e vegetante, e, quando è secco, entra nelle mescolanze dei terricci per renderli più soffici.
TERRA DI FELCE
Anche questa sostanza non è un terriccio, ma come lo sfagno, entra nella composizione del terriccio adatto per certe piante. E’ formata dalle radici dei rizomi di una felce comune (Polypodium vulgare).
TORBA
Questa sostanza, ben conosciuta, si adopera anche in giardinaggio: però è buona solo quella fibrosa, cioè che sia ancora poco decomposta.
ARGILLA
L’argilla pura e particolarmente quella schistosa, presa nei terreni detti galestri, è necessaria anche da sola in alcune colture e come ingrediente per certi mescoli.
TERRA DI SVASATURA
Nel magazzino o deposito di ogni giardino, ove si coltivano piante in vaso, si trova sempre un monte di terra proveniente dalla vuotatura dei vasi delle piante morte, annuali o cambiate di vaso. E’ quindi una mescolanza di terricci diversi impoveriti dalle colture; però può essere nuovamente usata in colture ordinarie, dopo averla arricchita con materie concimanti.