È una delle piante protagoniste del periodo invernale, e infatti è nota anche con il nome di “Rosa di Natale”, che in realtà fa riferimento specifico a una varietà particolare; di Helleborus, infatti, si contano all’incirca una trentina di specie di piante perenni, dalla caratteristiche simili e una gamma cromatica che si è poco a poco ampliata nel corso del tempo grazie alla diffusione progressiva di varietà di cultivar nel corso di secoli di coltivazione ornamentale.
Le proprietà dell’elleboro. Con il supporto del portale Codiferro, vera guida nel settore giardinaggio, andiamo dunque a scoprire le principali proprietà della pianta di elleboro, conosciuta nel mondo occidentale sin dall’antichità, come testimonia la citazione fatta da Plinio il Vecchio nei suoi volumi di Storia Naturale (anche se lo storico e naturalista romano si concentrò maggiormente sulle proprietà benefiche delle sue foglie).
Le caratteristiche dell’elleboro. Diffuso frequentemente in natura, soprattutto ai margini di boschi collinari o nelle pietraie, l’elleboro come detto è una grande famiglia di circa 30 specie di perenni, dalla caratteristiche varie; in genere, le foglie sono sempreverdi e i fiori penduli, di dimensioni grandi, che si presentano singoli o a grappoli. La sua fioritura è particolarmente lunga, e inizia con i primi freddi dell’inverno per protrarsi poi fino a marzo: questa pianta, infatti, non teme infatti le basse temperature, e questo la rende particolarmente adatta anche come strenna di Natale.
Come piantare l’elleboro. I semi di elleboro possono essere piantati in vaso o terra a fine inverno, facendo attenzione a scegliere un terriccio leggero calcareo senza ristagni, mescolato eventualmente a pietra pomice, humus o stallatico: così facendo, i primi germogli dovrebbero spuntare a primavera inoltrata. Ulteriore accortezza è quella delle dimensioni del vaso: l’elleboro infatti ha forti radici rizomatose, che si devono espandere in profondità, e pertanto necessita di notevole spazio.
Al sopraggiungere dell’inverno, bisogna innaffiare regolarmente la nostra pianta, fertilizzando il terreno ogni 20 giorni circa, con un concime specifico per piante fiorite, che contenga alte percentuali di fosforo e potassio. Al sopraggiungere del freddo, invece, fusti e radici devono essere rinforzati con fertilizzanti poveri in azoto, per scongiurare il rischio di uno sviluppo tardivo che renderebbe l’elleboro troppo sensibile alle temperature rigide.
Consigli sulla coltivazione. Per chi ha un elleboro in casa, c’è un altro consiglio utile da seguire: bisogna infatti preservare la pianta dalle correnti d’aria e scegliere un luogo a mezz’ombra, così da farvi arrivare luce solare diretta solo per alcune ore del giorno, inoltre, non bisogna cambiare posizione troppo di frequente, perché i trapianti non giovano alla sua salute. Chi ha più piantine e vuole creare delle belle composizioni cromatiche bordando il proprio giardino con varietà dai colori differenti, deve prestar cura a distanziare questi vegetali di una 30 di centimetri, così da lasciar loro il giusto spazio.
La Rosa di Natale. Una delle varietà più note e diffuse di elleboro è la cosiddetta Rosa di Natale, che si rivela poco esigente e senza necessità di cure particolari. In questo caso, bisogna solo ricordarsi di annaffiare regolarmente gli ellebori nel primo anno, per favorire il radicamento, togliendo allo stesso tempo le foglie rovinate o disseccate e i fiori appassiti. Questa tipologia di pianta, poi, è famosa anche per una speciale leggenda, che la rende un eccellente regalo di Natale.
Si dice, infatti, che proprio la rosa di Natale sia stato uno dei primi regali ricevuti dal piccolo Gesù Bambino neonato, grazie al buon cuore di una povera pastorella. La tradizione vuole, infatti, che le lacrime di questa bimba, disperata per non aver alcun che con cui omaggiare la nascita del Santo pargolo, siano state trasformate da un angelo commosso proprio nei petali di Elleboro di un colore rosa pallido. Alla vista di questi bellissimi fiori, la piccola bimba decise di correre alla Grotta per donarli a Gesù e a Maria, inaugurando una tradizione che continua ancora oggi.