Prato: coltivazione e cura

Il fascino di un tappeto erboso uniforme, verde e rigoglioso è indiscutibile, ed è in grado di migliorare l’aspetto complessivo non solo di un giardino, ma anche di edifici e case attorno ai quali viene fatto crescere. In questa guida interamente dedicata alla cura e alla coltivazione del prato scopriremo le regole fondamentali e le lavorazioni necessarie per ottenere un gradevolissimo tappeto verde a casa nostra.

Un perfetto prato all’inglese: si può

Prati verdissimi a perdita d’occhio, tappeti erbosi uniformi e regolari, erba sana e vigorosa: per molti appassionati di giardinaggio avere un bel prato spesso rimane una piccola utopia, anche se le moderne tecniche agronomiche forniscono oggigiorno tutte le conoscenze e gli strumenti necessari per trasformarla in una splendida realtà.

Quando ci si trova ad occuparsi di un prato è bene ricordare che questo non rappresenta esclusivamente un elemento paesaggistico e arredativo, ma soprattutto un’entità in tutto e per tutto paragonabile ad un essere vivente. Che, esattamente come un organismo, presenta le sue necessità e deve essere correttamente gestito.

Coltivare e curare il prato d’erba

Secondo i comuni canoni estetici, invece, l’idea di un “bel prato” corrisponde ad un tappeto erboso di colore e tessitura uniforme, molto simile per intenderci ad una moquette. Con questo principio ci si trova inevitabilmente a scontrarsi con la natura che, per sua essenza, tende ad essere quanto più mutevole e variabile. Così accade che un prato correttamente seminato nei primi periodi di sviluppo sarà perfetto e regolare, per poi via via cedere alla colonizzazione di specie indesiderate che turbano l’estetica generale.

Questa lotta senza quartiere fra natura e giardiniere spesso viene estremizzata al punto che, per avere un tappeto erboso tanto bello da sembrare finto, si ricorre all’utilizzo di diserbanti per eliminare le specie indesiderate (che semplicemente possono essere anche dei bei fiori spontanei) o a prodotti contro i lombrichi. In quest’ultimo caso gli interventi con veleni sono dannosi non solo per l’utilizzo delle sostanze in sé, ma anche perché i lombrichi, scavando e rivoltando continuamente la terra, contribuiscono ad accrescerne la fertilità, la disponibilità di elementi nutritivi e l’aerazione.

Prato: coltivazione e cura

Perciò, si consiglia di non essere eccessivamente “maniaci” della perfezione, ma di tollerare che la natura – entro certi limiti, ovviamente – faccia il suo corso.

Lavori preventivi e semina del prato

Per impiantare un prato è necessario innanzitutto preparare in modo adeguato il terreno con una lavorazione più o meno profonda a seconda delle sue caratteristiche. Se si tratta solamente di impiantare un nuovo prato dove ve n’era già uno precedentemente, i lavori si limiteranno alla sistemazione ed al livellamento della superficie, rimuovendo le radici e le piante ancora presenti e preparando così il letto di semina.

Quando, invece, si deve impiantare un prato ex novo (ad esempio in seguito alla costruzione di un edificio), i lavori sono molto più impegnativi e devono necessariamente prevedere l’utilizzo di un estirpatore, la rimozione delle pietre e dei sassi ed un’aratura profonda (almeno di una sessantina di centimetri). Se – come accade quasi sempre in questi casi – il terreno necessita di correzioni, è necessario aggiungere sabbia, torba, carbonato di calcio o altri ammendanti per riportarlo a condizioni di ottimalità per il successivo sviluppo del tappeto erboso.

Per la corretta preparazione del letto di semina è necessario innanzitutto lavorare il terreno a profondità di una spanna circa, eliminando le erbe infestanti e provvedendo a rompere le zolle più grandi con l’utilizzo di appositi attrezzi. In concomitanza con questi lavori di sistemazione del terreno si procede ad una fertilizzazione sia chimica che con sostanze organiche, in modo da rendere il substrato ottimale per la crescita. Se necessario è possibile utilizzare prodotti chimici per il diserbo che consentono di eliminare piante, semi e radici sotterranee delle erbe indesiderate già presenti sul terreno.

La semina del prato, solitamente, avviene in primavera o in autunno e viene effettuata utilizzando una sola specie o – più frequentemente – un miscuglio di tre o quattro diverse specie di graminacee (vedi paragrafo successivo). È opportuno seminare in primavera le specie che prediligono temperature alte, mentre in autunno si possono piantare specie più tolleranti nei confronti del freddo. In questo caso è bene non andare troppo oltre con la stagione per evitare gelate che, se avvengono entro un mese e mezzo dalla piantumazione, risultano molto dannose.

La semente deve essere distribuita in modo uniforme sulla superficie del suolo, spargendola sia a mano che utilizzando, se possibile, delle seminatrici manuali o di tipo meccanico. Per avere la certezza di una seminatura uniforme è consigliabile procedere a due semine attuate perpendicolarmente fra loro. La semente va ricoperta con uno strato di torba o terriccio di 3-5 millimetri (la profondità di semina varia a seconda della varietà). Successivamente si procede alla pressatura mediante un rullo che consente la perfetta adesione del seme al terreno e quindi le condizioni ottimali per la germinazione.

Per grandi estensioni di suolo è certamente preferibile rivolgersi, per l’impianto del prato, ad una ditta specializzata che possieda le conoscenze e le attrezzatura necessarie; in alternativa ci si può arrangiare a casa propria con vanghe, rastrelli e… tanta voglia di fare!

Qualora ci si rivolgesse ad un’impresa per l’impianto del prato, si può anche optare per l’installazione di un impianto di irrigazione automatico. Questo sistema è decisamente costoso, ma senza dubbio è l’unica soluzione quando ci si trova a dover gestire prati molto estesi dove l’irrigazione manuale sarebbe impraticabile. Questi impianti sono estremamente pratici e possono essere dotati di timer e programmati nella loro accensione e nel loro spegnimento secondo le esigenze specifiche del prato (e del suo proprietario).

I sistemi di irrigazione automatici sono senza dubbio utili quando si parte per le ferie estive, e non si vuole tornare a casa trovando un prato ingiallito e secco. Qualora non si possiedano tali dispositivi è bene chiedere a qualcuno di irrigare il prato in nostra assenza.

Specie di erba più utilizzate per il prato

Banale a dirsi, la scelta delle varietà di erba più adatte alle condizioni climatiche, al terreno, alla disponibilità idrica, al calpestio previsto e all’ambiente circostante il prato stanno alla base del successo della piantumazione. Solitamente è preferibile scegliere miscugli di sementi piuttosto che una singola specie, poiché la variabilità è una cautela nei confronti di eventuali problemi nella crescita. Seminare una sola specie è certamente possibile, ma solo quando si ha dimestichezza con questo tipo di prato e preferibilmente per aree limitate, onde evitare danni all’intera estensione del prato.

Quanta semente utilizzare? La risposta ovviamente dipende da quali specie si piantumano. È bene sempre attenersi a quanto riportato sulla confezione, prendendosi la libertà di utilizzarne maggiori quantità quando le condizioni ambientali non sono ottimali o ci si trova di fronte a prati con molte infestanti. È sconsigliabile utilizzare più semente di quella necessaria, prima di tutto per un fattore economico (le sementi sono costose) ma anche perché una eccessiva densità di piantine le fa crescere più esili e maggiormente sensibili nei confronti degli attacchi fungini.

Successivamente alla semina non bisogna irrigare troppo, altrimenti si rischia di rimuovere lo strato superficiale di terreno e mettere a nudo i semi, che oltretutto sono inibiti nella loro germinazione in presenza di eccessiva acqua nel suolo.

Le specie maggiormente utilizzate per ottenere un bel prato all’inglese appartengono alla famiglia delle Graminacee, e sono rappresentate da:

  • Poa compressa
    forma tappeti di colore verde scuro, e non tollera le temperature eccessivamente alte;
  • Poa nemoralis
    sopporta bene l’ombreggiamento ed è adatta per la crescita al di sotto di alberi o all’ombra delle siepi. Non cresce troppo fitta e soffre molto il calpestio, ma è resistente al freddo e tollera moderate siccità;
  • Poa pratensis
    forma rizomi ed è resistente agli stress di tipo meccanico, rigenerandosi dai fusti sotterranei. Forma un tappeto erboso compatto ed uniforme, dal colore verde intenso; ha bisogno di abbondante acqua. Quando fa molto caldo entra in riposo vegetativo;
  • Poa trivialis
  • è l’erba ideale per i terreni umidi e pesanti, e forma tappeti uniformi e fitti adattandosi anche a condizioni di ombreggiamento. È un’erba sottile e delicata che non tollera il calpestio;
  • Cynodon dactylon
    possiede un apparato radicale formato da stoloni ben sviluppato e profondo, che rendono questa specie molto resistente nei confronti della siccità. Formano tappeti fini e di colore verde brillante;
  • Lolium perenne
    viene utilizzata frequentemente nei campi da gioco perché molto resistente nei confronti del calpestio. Forma rapidamente un tappeto denso e fitto, ed è molto vulnerabile in caso di temperature basse ed ombreggiamento;
  • Festuca arundinacea
    possiede radici profonde e robuste, pertanto cresce bene anche su suoli instabili e sopporta il calpestio. Forma tappeti fitti e a ciuffi, dall’aspetto un po’ grossolano che è necessario rasare frequentemente;
  • Festuca rubra commutata
    è una varietà adatta a climi non eccessivamente caldi, anche se sopporta abbastanza bene la siccità. Il suo vero nemico è rappresentato dalla salinità del suolo, e forma tappeti fitti di colore verde intenso;
  • Festuca ovina
    cresce formando ciuffi, con il risultato di un tappeto erboso di colore verde scuro. Si tratta di una specie adattabile e resistente sia alla siccità che al freddo intenso e che cresce bene anche dove il terreno è maggiormente instabile (pendii, scarpate…), ma non sopporta né l’ombreggiamento né il calpestio;
  • Festuca rubra rubra
    cresce velocemente ma in modo non uniforme, riprendendosi solo molto lentamente in seguito a calpestio eccessivo o danneggiamenti. Forma tappeti di colore verde scuro, e si adatta bene a climi freddi e terreni tendenti all’acidità;
  • Agroris palustris
    cresce rapidamente, ed è la classica erba utilizzata per i campi da golf perché forma tappeti densi, fini ed uniformi che possono essere tagliati anche molto corti;
  • Agrotis stolonifera
    cresce più rapidamente rispetto alla maggior parte delle altre specie, e per questo viene impiegata nei miscugli di sementi al fine di proteggere quelle varietà che crescono più lentamente. È resistente nei confronti della siccità e del freddo, ma non tollera né il calpestio né l’ombreggiamento;
  • Agrotis tenuis
    è una specie abbastanza delicata perché non tollera né siccità, né calpestio, né ombreggiamento né terreni caratterizzati da salinità. Ciononostante, se correttamente concimata ed annaffiata, forma bellissimi tappeti uniformi e regolari.

Queste specie vengono classificate in due grandi gruppi in base alla loro tolleranza nei confronti delle temperature. Esistono infatti varietà macroterme (es. Cynodon, Digitaria, Pennisetum, Zoysia, Paspalum, Stenotaphrum…) che crescono in modo ottimale quando le temperature sono comprese fra 24 e 35°C circa, mentre le microterme (Poa, Lolium, Festuca, Agrotis…) si sviluppano bene già a partire dai 10°C, ma la crescita rallenta oltre i 23°C arrestandosi intorno ai 30°C.

Coltivazione e cura del prato

Una volta cresciuto e saldamente impiantato, un aspetto chiave del tappato erboso è rappresentato dalla sua corretta ed adeguata manutenzione.

Innanzitutto il taglio deve essere effettuato almeno una volta alla settimana o ogni dieci giorni nel periodo che va da maggio a ottobre, in modo da mantenere l’erba vigorosa ed in salute. L’altezza di taglio deve essere decisa in base non solo ai nostri canoni estetici, ma anche e soprattutto considerando i livelli di irrigazione del prato e quanto il periodo dell’anno è caldo. In caso di terreni molto drenanti e che si asciugano facilmente, quando l’irrigazione è manuale (e perciò meno efficiente) e nei mesi più caldi di luglio ed agosto è bene non rasare eccessivamente l’erba. Quando il prato infatti è più spesso l’umidità del terreno evapora di meno, quindi le radici delle piante sono meglio protette dal disseccamento.

Periodicamente è necessario provvedere ad una buona fertilizzazione del tappeto erboso utilizzando appositi composti che apportano gli elementi nutritivi fondamentali (azoto, fosforo e potassio) ed i microelementi come ferro, calcio, magnesio, boro, zinco, rame ed altri ancora. I migliori concimi sono quelli che apportano contemporaneamente anche sostanza organica, che accresce la fertilità e migliora la struttura del terreno. In concomitanza con la fertilizzazione è utile aerare il terreno mediante l’utilizzo di specifici attrezzi dotati di lame o punteruoli.

Con il passare del tempo, è prima o poi inevitabile che nel tappeto erboso comincino a comparite specie diverse da quelle originariamente seminate, spuntate per propagazione vegetativa o i cui semi sono stati portati dal vento e dagli animali. In questo caso le strade sono due: o accanirsi nella lotta contro queste specie indesiderate rimuovendole sia manualmente che mediante l’utilizzo di prodotti diserbanti specifici, oppure… rassegnarsi all’inevitabile. In quest’ultimo caso si arriva all’accettazione del fatto che opporsi alla colonizzazione di nuove specie è pressoché inutile, e si lascia che il prato si evolva naturalmente. Il risultato sarà certamente diverso da quello originario, ma senza dubbio il prato avrà un aspetto meno artefatto e si sarà evitato di impiegare veleni di natura chimica. Il prato stabile così ottenuto si definisce polifita naturale, e se si rimuovono le erbe più alte e che stonano con l’insieme il risultato finale può essere ugualmente gradevole. Considerando che queste specie sono anche più resistenti di quelle commerciali selezionate, aumenteranno anche le probabilità che il prato sia in grado di meglio tollerare il caldo estivo, oppure il disseccamento del terreno.

Un differente discorso riguarda il muschio, che deve essere prontamente rimosso dal tappeto erboso utilizzando un prodotto specifico a base di solfato di ferro, che non risulta essere tossico per le specie erbose. La presenza di porzioni di prato interessate dal muschio deve essere considerata un vero e proprio campanello d’allarme, che ci fa capire che le condizioni di umidità ed ombreggiamento, nonché la tipologia di semente utilizzata, sono tutt’altro che ottimali. Per questo, una volta rimosso il muschio, bisogna eseguire interventi volti a ristabilire le condizioni adeguate per la crescita del tappeto erboso: soprattutto bisogna puntare sul miglioramento degli aspetti legati al drenaggio ed alla corretta aerazione del terreno.

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Una risposta

  1. Mauro

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