Bonsai: guida tecnica di coltivazione

I bonsai sono piante in miniatura fatte crescere in vaso che arrivano dal lontano Giappone. Essi non rappresentano un mero complemento estetico, un “soprammobile”, ma sono a tutti gli effetti esseri viventi, ciascuno con le proprie caratteristiche ed esigenze. Prendersi cura dei bonsai significa avere pazienza, dedizione e conoscere alcune regole base: questa guida è pensata per tutti coloro che vogliono cimentarsi nella coltivazione dei bonsai e contiene pratiche informazioni su concimazione, irrigazione, illuminazione, rinvaso e molti altri consigli utili.

Il bonsai: un capolavoro in miniatura

I bonsai sono alberi in miniatura che provengono da una tradizione millenaria che, prima di essere diventata un simbolo del Giappone, nacque in Cina con il nome di Penjing. Il termine bonsai deriva dall’unione di due parole: bon, che significa “vaso”, “contenitore”, e sai, “piantare”, ma anche “educare”. La coltivazione dei bonsai, storicamente, viene attuata per due scopi: innanzitutto per il piacere di ammirare questi piccoli capolavori, ma anche perché le cure meticolose ed assidue rappresentano un piacevole esercizio per chi se ne prende cura. Per creare un bonsai ci vuole pazienza, passione e un impegno a lungo termine (anni o addirittura decenni): non è un caso che questa attività, più che un mero esercizio di stile, sia considerata una vera e propria filosofia di vita. L’arte dei bonsai infatti affonda (letteralmente) le proprie radici nel buddismo zen e nel Wabi-sabi, ovvero la tipica visione giapponese del mondo che basa sul principio dell’accettazione della transitorietà inevitabile di ogni cosa.

Il Bonsai

Per creare un bonsai si parte nella maggior parte dei casi da una piccola pianta arborea già formata, oppure dalla propagazione da frammenti vegetativi o dai semplici semi. Le tecniche per la coltivazione e la conformazione di un bonsai sono principalmente rappresentate da:

  • potatura
    di tronco, rami e radici della pianta;
  • rimozione selettiva
    delle foglie dai rami e dal tronco;
  • pinzatura
    e conformazione, mediante un supporto meccanico, di tronchi e radici;
  • legature
    per conferire una determinata forma o portamento di rami e tronco;
  • innesto
    di gemme, radici o rami in diverse zone della corteccia o del tronco.

Attraverso il la costante modellazione dei rami, delle radici e degli apici vegetativi, il bonsai viene mantenuto di piccole dimensioni e, quando il creatore ritiene che essa abbia raggiunto la taglia ideale, può essere definitivamente travasato in un vaso decorativo che si adatti alla sua forma.

Bonsai: coltivazione e cura

Si ottiene, quindi, un vero e proprio alberello in miniatura, le cui proporzioni sono paragonabili a quelle di un esemplare cresciuto in natura e la cui fisiologia è perfettamente funzionale nonostante le ridotte dimensioni. Da questo momento in poi il bonsai rimane sempre della medesima taglia, e viene continuamente rimodellato per mantenere la forma desiderata e ridistribuire la chioma. Una delle caratteristiche più sorprendenti dei bonsai è rappresentata dalle dimensioni delle foglie, dei fiori e dei frutti, anch’essi una perfetta replica in miniatura.

Fra i principi base della teoria della coltivazione dei bonsai troviamo l’asimmetria: le forme con simmetria bilaterale o radiale sono infatti poco considerate. Il bonsai è perfettamente proporzionato in tutte le sue parti, e non presenta alcuna traccia (cicatrici, ferite o altro) dell’intervento dell’artista che l’ha creato, che provvede prontamente ad eliminare qualsiasi segno del suo intervento sulla pianta. L’aspetto del bonsai, perciò, è perfettamente naturale.

Gli stili dei bonsai

I bonsai vengono creati e conformati seguendo diversi stili, ciascuno dei quali presenta caratteristiche uniche ed esteticamente gradevoli. I principali stili sono rappresentati da:

  • Chokkan
    o “eretto formale”: consiste nella semplice crescita verticale della pianta, simile a quello di una conifera: il tronco è dritto, via via diventa più affusolato ed i rami sono sempre più corti procedendo verso l’apice;
  • Moyogi
    o “eretto informale”: è simile al Chokkan ma con un tronco più irregolare che presenta curve poco accentuate;
  • Shakan
    o “inclinato”: il tronco presenta un’inclinazione di circa 45 gradi rispetto all’orizzontale;
  • Hokidachi
    o “a scopa”: la chioma presenta una forma a scopa rovesciata, con un tronco eretto ed una serie di rami rivolti verso l’alto;
  • Kengai
    o “cascata”: il tronco può essere molto curvo e contorto, sporgendosi anche al di sotto del vaso stesso;
  • Han-Kengai
    o “semicascata”: il tronco sporge dal vaso in posizione orizzontale, senza tuttavia scendere al di sotto della base;
  • Sokan
    o “tronchi gemelli”: nella composizione sono presenti due tronchi di differenti dimensioni, che si dipartono o addirittura sono generati dalla stessa base dando l’impressione che nella composizione siano presenti “madre e figlio”;
  • Fukinagashi
    o “battuto dal vento”: partendo da un tronco eretto, i rami vengono fatti crescere tutti nella medesima direzione, un po’ come gli alberi che in natura crescono nelle zone molto ventose;
  • Bunjin
    o “literati”: l’albero è costituito da un tronco spoglio e contorto, con pochissimi rami e foglie, ed è l’espressione di uno stile minimalista molto utilizzato nelle arti pittoriche e decorative tradizionali giapponesi;
  • Ikaa
    o “a zattera”: è simile alla formazione “a boschetto” ma i diversi fusti (in realtà, rami) si dipartono dalla medesima base rappresentata da un tronco coricato orizzontalmente;
  • Yose-Ue
    o “a boschetto”: in questo stile sono presenti più piante nello stesso vaso (piuttosto largo), disposte a formare un boschetto che, per proporzioni e disposizione, dà l’impressione di spontaneità e naturalezza;
  • Nejikan
    o “tronco a spirale”: lo stile simula ciò che avviene in natura quando un tronco viene sradicato e di dissecca, ma continua a vivere producendo nuovi getti. Nell’arte Nejikan i nuovi getti vengono fatti crescere intorno al vecchio tronco secco (jin), dando così l’impressione che si tratti di piante differenti;
  • Bankan
    o “tronco avvolto”: il tronco è estremamente contorto e nodoso;
  • Ishizuki
    o “pianta su roccia”: il bonsai ingloba, con le sue radici ed il tronco, una roccia che sta al centro della composizione, diventandone così parte integrante;
  • Sekiyoyu
    o “radici su roccia”: nella composizione la roccia è l’elemento dominante, e il bonsai si sviluppa affondando le sue radici in una fessura della roccia stessa.

I bonsai sono classificati anche in base alle loro dimensioni: quelli più grandi raggiungono altezze sino ad un paio di metri (altezza da 76-122 cm a 152-203 cm; questi ultimi sono i cosiddetti “bonsai imperiali”), passando da quelli di taglia media (altezza da 25-46 cm a 41-91 cm), per arrivare agli incredibili “bonsai in miniatura” (altezza da 3-8 cm a 15-25 cm).

Principali specie utilizzate

I bonsai possono appartenere a diverse specie e, grossolanamente, possono essere classificati come bonsai da interno o da esterno. La distinzione non è poi tanto netta, poiché esistono alberi che possono adattarsi ad entrambi gli ambienti; ecco una carrellata delle principali specie utilizzate.

Bonsai da interno

Si tratta in genere di piante di origine tropicale e subtropicale, che hanno bisogno di temperature calde tutto l’anno. Per questo motivo, vanno tenute in casa d’inverno, ma possono rimanere all’esterno durante la stagiona calda. Le principali specie utilizzate sono ficus, carmona, albero del pepe, murraia, tamarindo, serissa, podocarpo (il cosiddetto “pino dei buddisti”), gymnosporia, schefflera

Bonsai da esterno

Le specie utilizzate sono numerosissime: aceri (acero palmato, acero rosso giapponese, acero tridente, acero campestre…), olmo, castagno, quercia, biancospino, agrifoglio olivo, magnolia, faggio, edera, ginkgo, betulla, carpino, piante da frutto (melo, melograno, pero, pruno, ciliegio, cedro…), conifere (cipresso, abete, pino, bosso, ginepro, larice…), piante da fiore (buganvillea, glicine, azalea…), rosmarino e molte altre ancora.

Coltivazione e cura dei bonsai

Le cure di cui necessita un bonsai sono molto specifiche:

  • deve essere fornita la giusta quantità di acqua e fertilizzazione del suolo, commisurate alle esigenze della specie;
  • la pianta deve essere collocata in un luogo idoneo, tenendo presente che molti bonsai non sono in grado di sopravvivere all’interno delle case, ma devono vivere all’aria aperta;
  • periodicamente, secondo le esigenze della pianta, deve essere effettuato il rinvaso;
  • è necessario utilizzare appositi strumenti per prendersi cura della chioma, dei rami e delle radici del bonsai.

Prendersi cura di un bonsai richiede la perfetta conoscenza di tutte le esigenze di quella specifica pianta, perciò quelle che vedremo di seguito rappresentano delle linee guide generali da integrare di volta in volta a seconda dei casi.

Terriccio

Ogni bonsai predilige un determinato tipo di substrato, ma in generale vengono utilizzati terricci porosi e granulosi che consentono l’ossigenazione delle radici e il corretto drenaggio dell’acqua. Un terriccio molto utilizzato per le piante acidofile è ad esempio il Kanuma, mentre l’Akadama è un’argilla granulare neutra che rilascia gradualmente gli elementi nutritivi.

Irrigazione

Pur essendo una pratica ordinaria, l’irrigazione è un aspetto da curare con molta attenzione perché, se errata, può favorire l’instaurarsi di malattie e compromettere seriamente le capacità di sviluppo e sopravvivenza del bonsai. Bisogna quindi evitare sia le carenze idriche, che indeboliscono la pianta e la rendono più suscettibile all’attacco di patogeni e parassiti (afidi, acari, malattie fungine…). Un’eccessiva irrigazione è addirittura anche più pericolosa della siccità, poiché il ristagno idrico può causare la marcescenza dell’apparato radicale e la morte della pianta. Uno dei sintomi “classici” di un eccesso di acqua è rappresentato da un improvviso rigoglio vegetativo del bonsai, che diventa verdissimo e vegeta prosperosamente, per poi perdere le foglie e morire all’improvviso.

Il metodo di innaffiatura senza dubbio più adatto per il bonsai è quello a pioggia, mediante un apposito annaffiatoio; un altro metodo da utilizzare (solo sporadicamente però) è rappresentato dall’immersione del vaso nell’acqua sino a sotto il bordo, lasciando che per infiltrazione il terreno si inumidisca. Le ore migliori per l’innaffiatura sono quelle più fresche, ovvero la mattina o la sera, evitando le ore più calde della giornata quando la differenza di temperatura fra aria e acqua può causare pericolosi shock termici alla pianta.

Esposizione

I bonsai, non dobbiamo dimenticarlo, anche se di dimensioni ridotte sono pur sempre alberi. E gli alberi crescono bene all’esterno, dove l’ambiente fornisce loro la luce, l’acqua, il terreno necessari al loro sviluppo. Per questo i bonsai dovrebbero essere, se possibile, collocati all’aria aperta dove vi sia una buona illuminazione durante tutta la giornata e in tutti i mesi dell’anno. Ove ciò non fosse possibile, ci si può “accontentare” di un luogo ben esposto almeno nella stagione calda (da maggio ad ottobre). Se si possiede più di un bonsai, è necessario che i vasi siano ben distanziati fra loro (si calcola una distanza pari all’altezza dell’alberello) per consentirne l’adeguata illuminazione. Ogni tre o quattro giorni si deve ruotare il vaso, in modo che ciascuna sezione della chioma possa ricevere il sole mattutino, permettendo così uno sviluppo uniforme di tutto il volume. Le piante da interno dovrebbero essere collocate vicino ad una finestra o comunque in un ambiente luminoso.

Ventilazione

La scelta di una posizione ben esposta per i bonsai in genere coincide con quella di un luogo ben ventilato, dove il ricambio dell’aria è efficace e perciò siano minori i rischi di attacchi di parassiti e funghi. Meglio disporre i bonsai su ripiani sollevati di almeno un metro da terra, per allontanarli dal suolo che può rappresentare una fonte di insetti dannosi e migliorare la ventilazione.

Concimazione

Poiché i bonsai sono collocati in piccoli vasi, accade che molto rapidamente essi depauperino gli elementi nutritivi contenuti nel terreno. Ecco che quindi la concimazione è assolutamente indispensabile, e deve fornire alla pianta tutti gli elementi di cui ha bisogno: macroelementi come azoto, fosforo e potassio e microelementi quali ferro, calcio, magnesio, zolfo, rame, boro, zinco, molibdeno, manganese… Esistono in commercio concimi prettamente minerali (contenenti solo nutrienti inorganici), organici (una matrice di farine ed oli) oppure organo-minerali, che uniscono le caratteristiche di entrambi e, perciò, sono preferibili perché portano un doppio beneficio.

La concimazione deve essere effettuata in concomitanza con i periodi vegetativi di primavera (marzo-giugno) ed autunno (settembre-inizio ottobre). È inutile concimare le piante da esterno in estate o in inverno, poiché il loro metabolismo è ridotto; può essere utile invece concimare sporadicamente, d’inverno, i bonsai da appartamento.

Per la concimazione dei bonsai è indispensabile utilizzare prodotti specifici per queste piante, poiché appositamente formulati: da evitare i concimi generici da giardinaggio. I fertilizzanti possono essere in forma solida (granulare, tavolette, bastoncini…) oppure liquida (da diluire nell’acqua o da usare in purezza): mentre i primi presentano il vantaggio di essere a lenta cessione (la concimazione può avvenire a intervalli di 40-50 giorni), i concimi liquidi sono ad assorbimento rapido (concimazione ogni due settimane). Il terreno deve essere sempre bagnato prima di effettuare la concimazione, per evitare che le radici si brucino (effetto caustico).

Rinvaso

Si tratta di una pratica che va effettuata a cadenze precise: annualmente per le piante giovani ed in pieno sviluppo, ogni due anni per la maggior parte dei bonsai adulti mentre ogni tre o quattro anni per le piante a sviluppo lento o che hanno raggiunto la piena maturità.

Il travaso è un’operazione molto delicata e va effettuato nel periodo ottimale di ciascuna specie che, in linea di massima, è quello di riposo precedente l’inizio della ripresa vegetativa. Perciò se un bonsai vive all’esterno andrà rinvasato in inverno, mentre nel caso di bonsai da appartamento questa operazione dovrà essere svolta in primavera.

La scelta del vaso adatto non deve esclusivamente ridursi a una questione estetica (anche se nell’arte dei bonsai questo aspetto è tutt’altro che secondario), ma assolvere ad importanti scopi funzionali. Se il bonsai deve crescere ancora, va scelto un vaso più grande, in alternativa si può usare il medesimo vaso o uno di dimensioni analoghe.

Un travaso efficace deve lasciare attaccato al bonsai almeno la metà del “panetto” di terra attaccato alle radici nel caso di piante sempreverdi e conifere, mentre per le caducifoglie il terriccio può essere completamente rimosso. L’apparato radicale deve essere spuntato con le apposite forbicine da radici, avendo premura che non si dissecchi immergendolo in acqua subito dopo la potatura.

Il vaso destinato ad accogliere il bonsai deve essere dotato di un sistema di drenaggio formato da una serie retine disposte sul fondo. Dopo aver collocato un po’ di terriccio sul fondo, le radici del bonsai vanno fatte aderire bene al substrato per evitare che rimangano bolle d’aria; il vaso va rabboccato con il terriccio necessario al riempimento, pressandolo bene ed innaffiando a pioggia per permetterne la compattazione. Per le prime settimane è consigliabile non concimare il bonsai, ma semplicemente aggiungere all’acqua un po’ di vitamina B per favorirne la ripresa.

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